POMPEI – Sono cinque gli scheletri che gli archeologi hanno trovato, scavando in una stanza della “Casa del giardino” nella Regio V a Pompei. I resti, probabilmente di due donne e tre bambini, sono stati trovati sparpagliati in più punti dell’ambiente. Ritrovati intatti solo la testa di una donna schiacciata dalle tegole e a fianco i resti di un braccio e delle gambe di una altra vittima, mentre sull’altro lato è affiorata una mano.
Come spiegato dalla Soprintendenza di Pompei è probabile l’intervento di “tombaroli alla ricerca di oggetti preziosi con cui i pompeiani si accompagnavano nel tentativo disperato di fuga dall’eruzione”. Il passaggio dei tombaroli è riconducibile già prima che iniziassero gli scavi ufficiali dell’area nel 1748, e proprio il loro passaggio potrebbe aver prodotto questo sparpagliamento degli scheletri.
Il rinvenimento dei resti racconta la tragedia che si è consumata durante l’eruzione del vulcano, in cui è evidente il tentativo di questi pompeiani di trovare rifugio nella stanza più interna della casa, che aveva resistito alla prima fase dell’eruzione, la caduta dei lapilli. Il direttore del Parco archeologico Massimo Osanna ha spiegato che probabilmente gli uomini avevano cercato di farsi strada nei lapilli, mentre donne e bambini erano rimasti in casa, in attesa di una salvezza che di fatto non sarebbe mai arrivata.
Alcuni fori nella parete dell’ambiente rappresentano la testimonianza di scavi precedenti, anteriori al 1748, e permettono di documentare, insieme ad altri indizi, la storia degli scavi, da quelli clandestini a quelli di epoca borbonica, sicuramente molto più “brutali” rispetto agli attuali.
Oltre agli scheletri sono stati rinvenuti alcuni resti di due anelli e altri piccoli oggetti, sfuggiti al saccheggio del luogo.