RIETI – Il prossimo 20 marzo 2021 inaugura ad Antrodoco il progetto R/ESISTENZA – Street Art Gallery , vincitore sulla Provincia di Rieti, del bando “Lazio Street Art”, messo in campo dalla Regione Lazio per valorizzare e riqualificare in chiave culturale i luoghi e i beni dei comuni del Lazio.
Il progetto artistico è frutto della collaborazione tra il Comune di Antrodoco e Ondadurto Teatro, già da anni promotore sul territorio di una serie di iniziative di potenziamento dell’offerta culturale, con diversi interventi performativi ad ampio respiro. Il desiderio è quello di coinvolgere in maniera sempre più ampia la popolazione locale e creare un interessante connubio tra tradizione e innovazione, cultura e tecnologia, attivando quindi processi virtuosi di rigenerazione territoriale.
Marco ci puoi raccontare il progetto partendo dal titolo R/ESISTENZA, particolarmente significativo in questo periodo, ma anche per il territorio reatino colpito nel 2016 dal terremoto?
Il titolo fa riferimento al terremoto. Noi lavoriamo in questo territorio, che è quello appunto della Valle del Velino, flagellata dal sisma del 2016, e da tempo stiamo cercando di utilizzare la cultura e l’arte come mezzo di richiamo per le nuove generazioni, affinché non abbandonino questi luoghi. R/ESISTENZA è un progetto che si propone di creare una galleria d’arte a cielo aperto. Con il sostegno del comune di Antrodoco, stiamo cercando di fare in modo che la Street art possa irrompere negli spazi cittadini anche per rivalutarli nella loro funzione. Abbiamo quindi scelto luoghi abbandonati o comunque degradati per poterli ri-valorizzare e ridare loro una vita. Per questa prima edizione della manifestazione ci siamo concentrati su artisti muralisti. Il nostro intento è sicuramente quello di portare l’arte al di fuori del museo. Arriviamo dall’esperienza del teatro urbano e abbiamo realizzato performance teatrali in spazi non convenzionali. La stessa cosa vorremmo fare con l’arte visiva, portarla fuori dagli spazi deputati e farla vivere a una popolazione che non è più abituata ad andare al museo, soprattutto in questo periodo, in cui ci sono anche restrizioni per quanto riguarda la mobilità. L’idea è quella di offrire opere d’arte che possano essere vissute quotidianamente dalle persone, ma anche di ampliare, col tempo, il progetto ospitando installazioni e performance… quindi non solo street art.
La Street art in questo periodo rappresenta una buona alternativa per fruire l’arte…
Si certo. Nel caso di questa manifestazione sarà interessante anche perché gli abitanti del territorio vedranno alcuni luoghi ed edifici trasformarsi sotto i loro occhi, grazie all’arte. Anche il processo di creazione, secondo noi, è infatti un momento imporante di condivisione e interazione tra l’artista e la popolazione.
Quali tematiche affronteranno gli artisti, cosa possiamo aspettarci di vedere?
Per quanto riguarda le tematiche la cosa più interessante è che si sia instaurato un dialogo tra gli artisti e la comunità locale, che ha espresso desideri specifici rispetto a cosa volesse veder rappresentato. Per cui le opere che verranno realizzate, ognuna ovviamente con lo stile proprio dell’artista, racconteranno, semplicemente in un altro modo, quella che è la vita del luogo. Per noi è molto importante questo legame con il territorio, poiché in caso contrario il messaggio arriverebbe con difficoltà alle persone, la comunicazione non sarebbe reale, veritiera.
Gli artisti come sono stati coinvolti e scelti? Si tratta di nomi anche molto importanti nell’ambito della scena artistica urbana…
Essendo la prima edizione abbiamo cercato di coinvolgere artisti che avessero un certo peso, anche per dare un giusto avvio a questa manifestazione. Ci è sembrato doveroso invitare Sten&Lex come primi artisti. Sono i padri italiani della Street Art, un po’ gli eredi di Banksy. Inoltre, sono riconosciuti anche dalla cultura, diciamo “ufficiale”, le loro opere si trovano infatti all’interno di musei. Per noi è stato molto importante coinvolgerli in questo progetto. C’è Lucamaleonte con il suo stile inconfondibile, e poi Neve, che arriverà da Torino. Un artista con il quale abbiamo già collaborato per altri progetti e che si differenzia molto dai precedenti. Fa un lavoro molto interessante, caratterizzato da raffigurazioni realiste, con particolari giochi di luce. La sua è una tecnica di altissimo livello e anche la resa è molto espressiva. Infine, c’è Alessandra Carloni. La sua cifra stilistica è più surreale e immaginifica, legata al mondo della favola. Abbiamo inoltre coinvolto Wariors One che ci ha aiutato per la grafica. Nel suo lavoro unisce calligrafia e graffitismo. Con lui abbiamo anche creato la scritta del progetto.
C’è stata una buona sinergia con tutte le Istituzioni locali?
Assolutamente. C’è un ottimo rapporto con il Comune di Antrodoco che ha già preparato con alcuni operatori locali i muri sui quali gli artisti andranno a lavorare. Tutto è già pronto per poter iniziare lunedì 1 marzo. Ma c’è stata un’ottima sinergia anche con le scuole e le stesse famiglie residenti. Noi lavoriamo già da anni in questa Valle, abbiamo fatto festival perforarmativi, teatrali, ma anche residenze artistiche nel territorio. Quindi ormai l’elemento culturale e soprattutto l’interesse della popolazione è cresciuto tantissimo. Le persone sono diventate molto critiche ed esigenti.
Con Ondadurto vi occupate fondamentalmente di teatro e arti performative, quindi con la Street art questo è stato il primo approccio o ci sono state altre esperienze in questo senso?
Ci sono stati già stati incontri e contaminazioni in tal senso. E’ vero che arriviamo dal teatro, ma noi abbiamo un concetto di teatro intenso come performance, per cui da anni lavoriamo sulla contaminazione dei linguaggi artistici. L’arte figurativa è sempre stata presente, in alcuni spettacoli abbiamo quindi inserito lavori di street art. Dunque questo non è il primo approccio. Già da tempo poi c’era l’idea di focalizzarci ancor più sull’arte figurativa, in particolare sulla street art, perché ci interessa il rapporto tra arte e spazio urbano. L’approccio con spazi non convenzionali d’altra parte, come ho già detto, l’abbiamo sempre ricercato con il teatro e adesso lo stiamo facendo attraverso la street art.
Quando parli di spazi non convenzionali, in questo caso a cosa ti riferisci, quali luoghi sono stati coinvolti, che tipi di edifici sono stati presi in considerazione per questa operazione?
Il primo spazio scelto è un sottopasso che vogliamo valorizzare e rendere nuovamente vivibile. Poi c’è un palazzo storico proprio all’ingresso del paese, che con l’opera che sarà realizzata diventerà una sorta di manifesto di entrata. Un altro spazio interessante è l’arco d’ingresso della sede del Municipio. Questo luogo è quello un po’ più vissuto e anche quello più istituzionale, ma poi neppure troppo, perché qui il Comune è visto in maniera diversa rispetto a una grande città. Per noi è un luogo familiare e lo abbiamo scelto anche per questo motivo. Infine, l’ultimo spazio, a cui tenevano molto, è la parete di un ostello creato da pochissimo tempo da un gruppo di giovani del luogo che stanno cercando di attirare turismo nel paese. Purtroppo quello attualenon è un periodo favorevole per loro e per questo stiamo cercando di aiutarli anche con questa operazione.
Quindi ogni artista ha scelto il suo spazio…
Si ognuno di loro ha scelto una parete. Ovviamente ne abbiamo discusso insieme, per cercare di capire quale fosse lo spazio più idoneo, anche in base al loro progetto. Alla fine siamo arrivati facilmente a una condivisione delle idee e delle decisioni.
Il 20 marzo dunque il progetto sarà inaugurato…
Si, dopo venti giorni di lavoro, anche se abbiamo lasciato qualche giorno di margine. Da lunedì primo marzo saremo sul posto per coordinare il tutto. In questi venti giorni Antrodoco vedrà realizzare quattro meraviglie. Noi stiamo inoltrecollaborando con delle associazioni locali per la promozione di quello che noi chiamano “turismo delle differenze”, ovvero un turismo con nuovi canoni di accoglienza, che metta in primo piano i beni artistici e paesaggistici, ma anche la tecnologia. Abbiamo creato un sistema virtuale con un QR code, grazie al quale si potranno avere più informazioni sugli artisti e sulle opere realizzate. Insomma, stiamo cercando di lavorare su più piani.
Altri progetti in vista?
Per quanto riguarda il territorio del Velino c’è un progetto di residenze. Ospitiamo artisti per realizzare spettacoli, laboratori per i più piccoli e poi, come ogni estate, organizziamo un festival di performing art. Al di fuori c’è invece in programma un festival di Queer art a Roma, che si terrà in aprile e durerà un mese. Ospiterà spettacoli, conferenze e mostre del mondo Lgbt.
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