MILANO – C’è un’idea di leggerezza e di cura, di tempo che si distende e si intreccia, nella mostra Magnificat ospitata fino al 13 aprile nello Spazio Vito Nesta a Milano, durante la Design Week. Un progetto corale, curato da Paolo Casicci, che raccoglie il lavoro di progettisti indipendenti e mette in dialogo design, artigianato e sperimentazione tessile.
Tra i partecipanti, l’intervento della mood designer Sabina Guidotti, fondatrice dello spazio romano Bludiprussia, si distingue per la capacità di trasformare materiali dimenticati in strumenti di racconto. La sua installazione restituisce senso e presenza a tessuti abbandonati, scartati, dimenticati: non in un’ottica di recupero estetico, ma in una riflessione profonda sul valore latente della materia, sulla bellezza non urlata delle cose che hanno già una storia.
L’immagine evocata è quella di una grande terrazza anni Cinquanta, dove i panni stesi al sole dialogano con la luce e il vento. Una scena quotidiana che diventa linguaggio poetico: i tessuti filtrano lo spazio, proiettano ombre, restituiscono il tempo. Ed è qui che la visione di Vito Nesta si intreccia con quella di Guidotti: entrambe guidate da una tensione narrativa, da un’attenzione quasi affettiva per i materiali, dalla volontà di rallentare lo sguardo.
«Quando ho visto lo spazio e ho ascoltato le parole e il trasporto di Vito – racconta Guidotti – ho voluto lavorare su qualcosa che aggiungesse valore a tutte le storie che si racconteranno nello spazio, ma non in un’ottica commerciale. Per questo abbiamo scelto di restituire vita e nuove opportunità a tutti quei tessuti scartati e inutilizzati in uno slancio di rinascita e bellezza».
Una rete di valori condivisi: il contributo di Slow Fiber
A dare forza al progetto è anche la presenza della rete Slow Fiber, fondata da Dario Casalini (Oscalito), che riunisce aziende italiane impegnate nella costruzione di un modello produttivo più etico, durevole, pulito. Insieme a lui, anche realtà come L’Opificio, storico marchio di tessuti d’arredo fondato dalle sorelle Bertoldo, e altri protagonisti della filiera tessile che da anni lavorano nel segno della qualità e della responsabilità.
Il lavoro di Sabina Guidotti si inserisce con naturalezza in questa visione: niente è riciclato per moda, tutto è ricontestualizzato con sensibilità. La sua pratica risponde a un’urgenza intima, culturale. Dare nuova vita ai tessuti, per lei, significa anche tenere in vita un’idea diversa di progetto, dove il colore diventa strumento narrativo e la materia custodisce memorie.
Dopo una lunga esperienza internazionale e la collaborazione con David Oliver, fondatore della Paint and Paper Library, Sabina Guidotti ha trasformato la sua ricerca sul colore in un metodo che attraversa ambienti, superfici e stati d’animo. Con Bludiprussia, oggi è un riferimento per chi cerca non solo soluzioni decorative, ma un pensiero sullo spazio.
A Milano porta esattamente questo: un pensiero delicato, che attraversa la materia e la fa parlare, fuori dai rumori della fiera.