ROMA – Si è spenta nella notte, all’1,30 del 17 ottobre, la pittrice Bonaria Manca (classe 1925). Conosciuta come la pittrice “pastora”, per le sue origini sarde (Orune), l’artista si era trasferita a vivere a Tuscania nel lontano 1957, dove è morta. A darne notizia è stata infatti l’amministrazione comunale.
Artista autodidatta, negli anni Manca aveva trasformato la sua casa in un museo, noto come “La Casa dei Simboli”, già da tempo sotto l’egida del MiBact. Con le pareti dipinte a mano, raffiguranti scene di vita contadina, il mare, il fiume, le lavandaie, e poi soprattutto animali e uomini di chiesa, ma anche figure surreali, al confine tra la realtà e la fantasia, quelle stanze invitavano a ripercorrere la sua vita, dall’infanzia trascorsa in Sardegna, fino ad arrivare nella Tuscia.
Nell’apprendere la notizia il critico Vittorio Sgarbi ha commentato: “Dalla Sardegna alla Tuscia l’imperturbabile e fuori dal tempo Bonaria Manca ci ha lasciato, nei dipinti e sulle pareti della sua casa, il sogno di un mondo da lei vissuto e da noi perduto, vivendolo per noi e trasferendolo nella pittura. Per questo le saremo per sempre riconoscenti”.
“Bonaria è sorretta da uno straordinario spontaneismo multiforme che la fa vivere nel presente con il proprio mondo bambino” – Aveva affermato Sgarbi in passato, commentando la sua arte.
Le opere di Bonaria Manca sono state esposte oltre che a Roma, anche a Torino, Viterbo e Cagliari anche a Parigi, Lione, Ginevra, Salonicco, Marsiglia e nei Paesi Bassi. Nel 2000, venne nominata ambasciatrice dell’Unesco.
La sua creatività “atipica” era stata molto apprezzata anche dallo scrittore e cineasta francese, a lungo direttore dell’Accademia di Francia a Roma, Jean-Marie Drot, che di lei diceva: “La cosa che mi piace nella opera di Bonaria è il fatto che quasi niente ci viene dalla testa, ma tutto viene dal cuore. Per me la sua è una pittura cosmica. La casa di Bonaria, in una certa maniera è unica forse in tutta Italia. Avere un quadro di Bonaria è come avere un talismano, un portafortuna in un mondo di solitudine, di aprire subito una finestra su un domani, un futuro che sarà pieno di luce!”.
Nel 2015, sia Sgarbi che Drot avevano preso parte al pluripremiato documentario sulla vita dell’artista, dal titolo L’Isola di Bonaria, di Jo Lattari per la regia di Luigi Simone.
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