MONACO – Sono 120 le opere di artisti internazionali protagoniste della mostra Artifices instables. Storie di ceramiche, a cura di Cristiano Raimondi, ospitata al Nouveau Musée National de Monaco – Villa Sauber.
Le opere in mostra vengono impreziosite da un allestimento a metà tra un atelier e un cabinet di curiosità, ideato con il supporto di due designer, lo svizzero Adrien Rovero che ha progettato i tavoli per la presentazione di alcune opere e il cipriota Michael Anastassiades con le sue String Lights prodotte da Flos.
Il percorso espositivo si snoda sui due piani di Villa Sauber, dove le ceramiche sono esposte secondo un criterio di affinità e rimandi visivi.
Si parte con alcuni prestigiosi pezzi di fine ‘800. La fabrique de Poteries Artistiques de Monaco (fabbrica di ceramiche artistiche di Monaco) nel 1874, secondo i dettami del movimento Arts & Crafts, mette in risalto nei suoi pezzi decorazioni floreali e faunistiche molto colorate insieme ai prodotti simbolo del territorio come il limone e l’uva spesso rappresentati all’interno di paglia intrecciata e smaltata. Nello stesso periodo nello stato americano del Mississippi George Ohr, “il ceramista folle di Biloxi”, produce per quasi trenta anni pezzi “magici”, i “vasi smaltati astratti” destrutturati, sperimentando una moltitudine di forme e processi di fabbricazione e produzione ed è oggi considerato un pioniere della ceramica moderna americana.
Il secondo periodo della ceramica di Monte Carlo (1907-1914) è rappresentato dalle opere surrealiste ante litteram del ceramista francese Eugène Baudin, che si stabilisce nella regione nel 1906. Sempre nel territorio del Principato, il monegasco Albert Diato è un artista multidisciplinare che scopre la lavorazione della terra nell’atelier Madoura a Vallauris e contribuisce alla rivoluzione estetica della ceramica negli anni ’50. La presentazione di gruppi di ceramiche dello spagnolo Pablo Picasso realizzati negli stessi atelier apre nuove prospettive nei settori della creazione contemporanea occidentale proponendo anche altre storie di artifices instables.
Si prosegue con le creature mitologiche e archetipe dell’italiana Chiara Camoni e la siro-libanese Simone Fattal.
A sfidare le convenzioni è la venezuelana Magdalena Suarez Frimkess, che riesce a rinnovare la ceramica americana conferendogli una funzione di rivendicazione socio-politica. Si ispirano ai paesaggi e ai dettagli architettonici di San Francisco, alla cultura giapponese (ikebana e cerimonia del té) e ai dipinti di Giorgio Morandi, le opere dell’americano Ron Nagl, allievo di Peter Voulkos.
Il lavoro del giovane Brian Rochefort si caratterizza per la sperimentazione e per l’apparente disordine materico delle sue opere, che nasconde una vera abilità tecnica, mentre il britannico Aaron Angell propone, sotto forma di assemblaggi, le maquettes da lui stesso definite psichedeliche, esplorando nel contempo nuove metodologie di lavoro con gres e smalti autoprodotti.
Chiude Johan Creten, osservatore sovversivo che trascrive l’arte della metamorfosi nell’argilla. Il potere totemico delle sue opere è rafforzato dai loro titoli spesso molto suggestivi.
La mostra è corredata da una pubblicazione co-edita da NMNM e Mousse Publishing, con testi di Cecilia Canziani, Valérie Da Costa, Chus Martinez, Cristiano Raimondi e Agnés Roux.
Nouveau Musée National de Monaco