ROMA – Dimenticata per secoli, alterata da pesanti ridipinture, una Deposizione di Cristo scoperta a Pompei è stata attribuita ad Andrea Mantegna. Il dipinto, già documentato nel XVI secolo nella basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, sembrava essere scomparso dalle fonti storiche, lasciando aperti interrogativi sulla sua effettiva esistenza. È solo grazie a una straordinaria intuizione dello storico dell’arte Stefano De Mieri, docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che l’opera ha potuto riemergere dalla dimenticanza.
“Ho scoperto il quadro nel luglio del 2020 – racconta De Mieri – consultando il portale BeWeb, dove è confluita l’inventariazione dei beni mobili delle diocesi italiane. Sul sito era pubblicata proprio l’immagine di una Deposizione molto rovinata conservata a Pompei, che sono riuscito poi a vedere nell’estate 2021. Il dipinto si presentava molto alterato dai rifacimenti ma le parti meno compromesse erano di una qualità tanto elevata da escludere che si trattasse di un’ulteriore copia antica.”
Il restauro nei laboratori dei Musei Vaticani
Il dipinto è stato trasferito a Roma per un approfondito intervento di restauro nei laboratori dei Musei Vaticani, sotto la direzione di Francesca Persegati. Un team di esperti, tra cui i maestri restauratori Lorenza D’Alessandro e Giorgio Capriotti, ha lavorato con meticolosità per rimuovere le ridipinture e riportare alla luce la materia pittorica originale.
“Chiamati da Monsignor Tommaso Caputo a visionare l’opera nel marzo del 2022 – afferma Barbara Jatta, Direttore dei Musei Vaticani – abbiamo immediatamente compreso che sotto gli strati di ridipinture si celava una materia pittorica straordinaria. Il restauro ha rivelato dettagli iconografici e tecnici che confermano l’autografia di Mantegna, restituendo alla storia dell’arte un capolavoro che si pensava perduto.”
L’esposizione ai Musei Vaticani
Dal 20 marzo, la Deposizione è protagonista della mostra Il Mantegna di Pompei. Un capolavoro ritrovato, allestita nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana. L’esposizione restituisce alla comunità scientifica e al pubblico un’opera che sembrava definitivamente perduta, riportando in primo piano il dialogo tra fede, arte e cultura.
“Come per il quadro della Beata Vergine del Rosario, anche il Mantegna ritrovato sembra aver risposto a una sorta di vocazione del luogo – afferma Monsignor Tommaso Caputo, Arcivescovo di Pompei e Delegato Pontificio per il Santuario – È un’opera che parla alla fede e alla cultura, segnando un nuovo capitolo nella storia di Pompei.”
Il progetto, coordinato dai Musei Vaticani, ha coinvolto anche la Sovrintendenza del Parco Archeologico di Pompei e la Direzione Regionale Musei delle Marche, in un lavoro corale che ha permesso di riscrivere un capitolo della storia dell’arte rinascimentale.
Un ritorno a Pompei dopo l’esposizione
Dopo la mostra romana, la Deposizione tornerà al Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, dove troverà la sua collocazione definitiva nel museo centrale, attualmente in fase di riallestimento. “I lavori di sistemazione sono in corso e si concluderanno in tempo per accogliere il dipinto dopo l’esposizione ai Musei Vaticani“, anticipa Monsignor Caputo. Un ritorno che suggella il legame tra il dipinto e il luogo che lo ha custodito nell’ombra per secoli, ora pronto a restituirlo al suo splendore originario.