MAASTRICHT – TEFAF Maastricht si prepara ad accogliere ancora una volta i capolavori della storia dell’arte, e tra gli stand più attesi spicca quello della galleria Trinity Fine Art di Londra. Specializzata in dipinti, sculture e oggetti d’arte dal XV al XIX secolo, la galleria porta all’edizione di quest’anno una selezione di opere dal valore eccezionale, tra cui un ritrovato di Tiziano che getta nuova luce sul genio veneziano.
Un Tiziano riscoperto: la “Madonna con Bambino e Santa Maria Maddalena”
L’opera che più catturerà l’attenzione è senza dubbio la Madonna con Bambino e Santa Maria Maddalena, un dipinto eseguito tra il 1555 e il 1560 e rimasto celato per secoli in collezioni private. Presentato per la prima volta al pubblico, questo capolavoro si distingue come l’esemplare più raffinato di una composizione nota e riprodotta in numerose versioni, oggi conservate in musei come l’Ermitage, le Gallerie degli Uffizi e il Museo di Capodimonte.
Il dipinto ha una storia affascinante: acquistato nel XVIII secolo dalla famiglia Sebright a Milano, restò a Beechwood Park fino al 1937, quando fu venduto da Christie’s. Riemerse brevemente nel 1947 per un restauro a Roma presso Mario Modestini, per poi entrare in una collezione privata a New York. Studi recenti hanno rivelato dettagli inediti: radiografie hanno mostrato che, in origine, al posto di Maria Maddalena vi era una figura maschile più bassa, il Bambino aveva un’aureola radiante e non indossava la collana di corallo, mentre il manto della Vergine copriva il suo ginocchio. Secondo il professor Dal Pozzolo, questi elementi suggeriscono che l’opera fosse stata concepita per un committente che, per ragioni ignote, non la ritirò mai, spingendo Tiziano a modificarla successivamente con l’aiuto del suo allievo Girolamo Dente.
Il lato oscuro del Rinascimento: “Le Tentazioni di Sant’Antonio”
Un’altra opera di grande impatto visivo è la tavola fiamminga raffigurante Le Tentazioni di Sant’Antonio. La scena, caratterizzata da un cromatismo acceso e da una tensione visionaria, mostra il santo in levitazione, accerchiato da demoni dalle forme mostruose e ibride, in un vortice di corna, becchi, artigli e squame. Il dipinto si inserisce in una tradizione che attinge all’incisione di Martin Schongauer, la stessa che il giovane Michelangelo copiò in un dipinto oggi conservato al Kimbell Museum. L’opera testimonia la fortuna di un’iconografia che, accanto all’arte rinascimentale classica di Raffaello e Correggio, sviluppava un “Antirinascimento” inquietante e visionario, sulla scia di Jheronymus Bosch.
Mirabello Cavalori e l’allegoria dell’amicizia
Lo stand della galleria ospita anche un dipinto di Mirabello Cavalori, uno degli artisti coinvolti nella decorazione dello Studiolo di Francesco I de’ Medici a Palazzo Vecchio. Il ritratto allegorico dell’amicizia è un esempio dell’originalità di Cavalori, capace di fondere l’influenza manierista di Pontormo con una nuova sensibilità naturalistica. Il giovane ritratto solleva la tunica con la mano sinistra mentre con la destra indica il cuore, su cui compare l’iscrizione procul prope – vicino e lontano – a rappresentare la forza del legame affettivo oltre la distanza e il tempo. Un concetto rafforzato dalle altre iscrizioni sul dipinto, ispirate alla personificazione dell’Amicizia descritta nel “De Deis Gentium” di Lilio Gregorio Giraldi.
Il raffinato classicismo di Charles Moench
La sezione dedicata alla ritrattistica include un’opera del 1816 di Charles Moench, pittore formatosi in Francia sotto Anne-Louis Girodet e attivo alla corte di Luigi Filippo I. Il dipinto raffigura una giovane donna elegantemente vestita, con un’attenzione meticolosa ai dettagli dei tessuti e alla resa dell’incarnato. L’influenza di Ingres si intreccia con l’eredità neoclassica, creando un’immagine di sofisticata bellezza. La rarità di un’opera di questa qualità all’interno del corpus di Moench rende il ritratto una testimonianza preziosa del suo percorso artistico.
La forza e la tragedia di Milone di Crotone
A completare la selezione, una scultura in marmo di Giuseppe Piamontini raffigurante Milone di Crotone. Il celebre atleta greco, noto per la sua forza leggendaria, è rappresentato nel momento in cui, nel tentativo di spezzare un tronco con le mani, rimane intrappolato e diventa preda di un branco di lupi. Quest’opera, venduta dal figlio dello scultore al marchese Gerini per arricchire Palazzo Gerini a Firenze, è datata 1740 e costituisce l’ultima testimonianza conosciuta dell’attività scultorea di Piamontini.
Vademecum
TEFAF Maastricht
Dal 13 al 20 marzo 2025 – Stand 361