ROMA – Villa Wolkonsky, residenza dell’Ambasciatore britannico a Roma, ospita la mostra “L’arte ritrovata”, che espone ben otto reperti archeologici sequestrati illegalmente e recuperati grazie al lavoro del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
Durante la giornata inaugurale dell’11 ottobre, si è svolta, alla presenza del Ministro britannico per le Forze Armate, Mark Lancaster, anche la cerimonia di restituzione all’Italia di due reperti etruschi. Si tratta di una statuetta in bronzo trafugata nel 1988 dal Museo Archeologico di Siena, recuperata grazie all’Art Loss Register, un database che raccoglie preziose informazioni su opere d’arte rubate, e un vaso in terracotta a forma di sfinge alata, del quarto secolo a.C, anch’esso di origine etrusca. Una casa d’asta di Londra ha identificato la provenienza di dubbia origine di questo reperto e ha così avviato la procedura per la sua restituzione.
Le due opere sono state consegnate ufficialmente al Generale di Corpo d’Armata Sabino Cavaliere, Comandante Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro”.
“L’evento di oggi, con la restituzione all’Italia di due reperti etruschi rintracciati nel Regno Unito, punta i riflettori su un’area importante della nostra collaborazione bilaterale, che attraversa i mondi dell’arte e della cultura con il prezioso contributo delle forze dell’ordine” – ha affermato l’ambasciatore britannico Jill Morris. “Il recupero e la tutela del patrimonio culturale – ha proseguito ancora il diplomatico – è certamente un’area di eccellenza italiana, in particolare per il lavoro svolto nelle aree di conflitto”. Morris ha poi aggiunto che è “un grande onore ospitare a Villa Wolkonsky le bellissime opere recuperate dal Comando Carabinieri”.
Tra le opere in mostra figurano: un violino di Andrea Amati del 1500 esportato illegalmente negli Stati Uniti; un’anfora chiota del VI secolo a.C. frutto di scavi clandestini nell’Etruria Meridionale, e la Stele di Palmira, un rilievo funebre in pietra calcarea del I-II secolo d.C. trafugata dalla Siria e sequestrata nel 2011. Accanto alla preziosa esposizione, anche un’area curata dalla British School at Rome dedicata alle nuove tecnologie utilizzate per il recupero e la tutela di opere artistiche ed archeologiche.
L’esposizione si inserisce nella collaborazione tra Regno Unito e Italia sulla tutela del patrimonio culturale, “frutto di forti sinergie a livello diplomatico, ma anche culturale, tecnologico, accademico e delle forze dell’ordine dei due paesi”, come sottolineato dall’Ambasciata britannica.
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