BOLOGNA – Sekhmet, il cui nome significa “la Potente”, era la temibile dea considerata dagli Egizi l’Occhio del Sole, emblema del potere divino che tutto vede, la Furia nel mondo degli dei, che si erge sotto sembianze di serpente Ureo anche sulla fronte dei sovrani, proteggendoli.
La divinità, dalla testa leonina, venne raffigurata in varie centinaia di statue per volere di Amenhotep III, uno dei faraoni più noti della XVIII dinastia (1388-1351 a.C.), allo scopo di adornare il recinto del suo “Tempio dei Milioni di Anni” a Tebe Ovest. In tale maniera il sovrano si garantiva la protezione della dea in terra e partecipava del periplo divino del sole del quale Sekhmet era una manifestazione.
A partire dal 7 luglio 2021e fino al 31 dicembre 2023, la statua di Sekhmet, proveniente dal Museo Egizio di Torino, sarà ospite del Museo Archeologico di Bologna grazie al progetto espositivo Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città, a cura di Daniela Picchi, curatrice della Sezione Egizia di Bologna e membro del comitato scientifico della Rivista del Museo Egizio (RiME).
Nella collezione egizia del Museo Civico Archeologico di Bologna è già presente il busto di una di queste sculture, che arrivò in città nel 1861 e appartenne alla raccolta di antichità del pittore Pelagio Palagi. I documenti di archivio sino ad ora rintracciati non permettono di stabilire da chi e quando Palagi l’abbia acquistato, si piò però affermare con certezza che la scultura fu fatta eseguire dal faraone Amenhotep III per il “Tempio dei Milioni di Anni” a Tebe Ovest in occasione del suo giubileo. Ora grazie al confronto con la Sekhmet seduta in trono proveniente dal Museo Egizio di Torino potrà così riacquistare, almeno idealmente, la propria integrità creando una proficua occasione di confronto e ricerca scientifica.
La statua proveniente da Torino è stata esposta nell’atrio monumentale di Palazzo Galvani, andando così ad arricchire un importante repertorio di materiali lapidei, sia di proprietà civica, tra i quali un raro busto in marmo di Nerone, sia di proprietà statale, che la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara ha depositato presso il museo.
Dall’alto dei suoi 2,13 metri di altezza, Sekhmet potrà così accogliere il pubblico e introdurlo alla visita della collezione egizia.
Il prestito del capolavoro dal Museo Egizio di Torino al Museo Civico Archeologico di Bologna rientra nell’ambito di una collaborazione volta a promuovere lo studio e la ricerca scientifica sui rispettivi patrimoni collezionistici, sottoscritta dall’Istituzione Bologna Musei e la Fondazione Museo delle Antichità Egizie nel 2014.
In base a tale accordo scientifico, di recente prorogato sino alla fine del 2023, sono stati intrapresi numerosi progetti di ricerca congiunti, sono state scambiate informazioni sulle reciproche collezioni e sullo scavo di Saqqara, che il Museo Egizio dirige in partnership con il Museo Nazionale di Antichità di Leiden, oltre ad essere stati resi disponibili al prestito a breve e a lungo termine vari oggetti.
Sempre nell’ambito di tale collaborazione, nel 2021 il Museo Egizio di Torino e il Museo Civico Archeologico di Bologna hanno aderito al gruppo di lavoro “Blu Egizio Network (BLUENET)”, che rientra nelle attività del Centro linceo di ricerca sui beni culturali “Agostino Chigi” presso Villa Farnesina. Il gruppo di lavoro si prefigge di contribuire fattivamente al progredire degli studi nel campo del blu egizio, il più antico pigmento sintetico della storia, esaminandone l’utilizzo dall’antico Egitto al Rinascimento. Il museo di Bologna intende avviare un programma di indagini diagnostiche dedicato alla propria collezione egizia, condividendo le medesime linee di ricerca e metodologie d’indagine del Museo Egizio di Torino al fine di una più efficace lettura e confronto dei risultati diagnostici ottenuti.
Le altre statue di Sekhmet
Statue colossali della dea Sekhmet sono conservate nelle collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Il Museo Egizio di Torino possiede ventuno di queste sculture – dieci mostrano la dea seduta in trono, undici in posizione stante -, che rappresentano uno dei nuclei più consistenti fuori dall’Egitto, secondo solo a quello del British Museum che ne vanta trenta esemplari.
Fu il naturalista Vitaliano Donati, inviato in Oriente e in Egitto dal re Carlo Emanuele III per esplorare questi territori e riportarne in patria antichità e campioni mineralogici, botanici e zoologici, a scoprire nel 1759 la prima statua di Sekhmet, da lui identificata con la dea Iside, che sarebbe poi stata trasferita a Torino. Grazie al Giornale di Viaggio di Donati sappiamo che la scultura fu rinvenuta nel Tempio della dea Mut a Karnak, una delle aree tebane dalla quale ne provengono molte altre. La statua e tutti i materiali raccolti da Donati arrivarono a Torino dopo la sua morte, avvenuta nel febbraio del 1762 a bordo di una nave turca con destinazione la costa di Malabar.
Le restanti venti statue arrivarono a Torino nel 1824 con la collezione del Console di Francia Bernardino Drovetti, che fu acquistata dal re Carlo Felice di Savoia all’ingente costo di 400.000 lire piemontesi. La gran parte di queste era stata scoperta nel 1818 presso il sito di Karnak da Jean-Jacques Rifaud, uno degli agenti utilizzati da Drovetti per raccogliere antichità su tutto il territorio egizio. Lo testimoniano le scritte incise da Rifaud sulla base di alcune Sekhmet, che riportano nome, luogo, data e committente: “Scoperta da J. Rifaud. Scultore a Tebe. 1818. Al servizio del signor Drovetti”. Da quanto scrive Rifaud nel suo diario, nel corso dei secoli le sculture erano state in parte spostate dalle loro sedi originarie, sia perché riutilizzate da sovrani successivi ad Amenhotep III, come attestano ad esempio iscrizioni ramessidi presenti su alcune sculture torinesi, sia per le continue trasformazioni e ampliamenti dell’area templare di Karnak.
Dal 1824, anno di inaugurazione del Regio Museo di Antichità ed Egizio di Torino, le ventuno statue raffiguranti la leonessa Sekhmet impreziosiscono le cosiddette sale dello Statuario al piano terra del Palazzo che ancora oggi ospita il rinnovato Museo Egizio.
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Vademecum
Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città
7 luglio 2021 – 31 dicembre 2023
Orari di apertura
lunedì, mercoledì h 10.00-13.00
giovedì, venerdì h 15.00-19.00
sabato, domenica, festivi h 10.00-19.00
martedì chiuso
Ingresso *
intero € 6 | ridotto € 3 | ridotto speciale € 2 ≥ 18-25 anni | gratuito possessori Card Cultura
* a causa di un intervento per lavori di adeguamento antincendio, dal 28 giugno 2021 fino alla primavera 2022 non sono accessibili al pubblico le collezioni relative alla storia di Bologna (sezioni preistorica, etrusca, gallica e romana), le collezioni Etrusco Italica, Greca, Romana e la Gipsoteca.
Si invita a consultare il sito del museo per aggiornamenti sul percorso espositivo visitabile.
Informazioni
Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
Tel. +39 051 2757211
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