VENEZIA – Sabato 20 maggio, ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera, apre la 18esima Biennale Architettura.
“Laboratorio del Futuro” è il titolo di questa edizione, presentata giovedì 18 maggio, curata da Leslie Lokko, scrittrice e architetta scozzese con cittadinanza ghanese.
Fari puntati sul cambiamento e sull’Africa
L’edizione 2023 della Mostra Internazionale di Architettura si caratterizza per il fatto che non ci saranno archistar ma “practitioner“, termine più ampio di “architetto” o “urbanista”.
Pochi progetti di edifici, ma molte idee su come affrontare le sfide per un futuro che tenga conto del punto di vista sociale, ambientale e della sostenibilità. Altra novità della Mostra è che per la prima volta i riflettori sono puntati sull‘Africa e sulla sua diaspora.
“Nell’architettura in particolare – ha affermato Lokko – la voce dominante è stata storicamente una voce singolare ed esclusiva, la cui portata e il cui potere hanno ignorato vaste fasce di umanità – dal punto di vista finanziario, creativo e concettuale – come se si ascoltasse e si parlasse in un’unica lingua. La ‘storia’ dell’architettura è quindi incompleta. Non sbagliata, ma incompleta. Noi con questa Mostra racconteremo una storia nuova grazie al concetto di ‘cambiamento’. È impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina, a partire dagli effetti della decolonizzazione e della decarbonizzazione”.

Laboratorio della sperimentazione
Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia ha definito questa Mostra come “laboratorio della sperimentazione” dove “poter ascoltare dall’interno le diverse voci che vengono dall’Africa e dialogano con il resto del mondo, costringendoci ad abbandonare un’immagine di quel continente e dei suoi abitanti che abbiamo perpetuato per secoli, quella di un’Africa vista più come un problema (migranti, povertà, fame, conflitti…) o solo come un paese da aiutare”.
Siamo quindi di fronte a un cambio di prospettiva. Incontriamo un continente che “anagraficamente è il più giovane della terra, e oggi diviene per molti paesi un interlocutore alla pari per accordi economici sul piano dell’approvvigionamento energetico o degli investimenti infrastrutturali – ha rammentato Cicutto.
Le partecipazioni
La Mostra, suddivisa in sei parti, ospita 89 partecipanti di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana.
In tutte le sezioni della Mostra, oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da un singolo o da un team molto ristretto.
64 partecipazioni nazionali hanno organizzato le proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini (27), all’Arsenale (22) e nel centro storico di Venezia (14).
Il Niger partecipa per la prima volta; Panama si presenta per la prima volta da solo, nel passato partecipava come Organizzazione internazionale italo-latino americana.
Torna la partecipazione della Santa Sede, con un proprio Padiglione sull’Isola di San Giorgio Maggiore (aveva partecipato nel 2018).
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è curato dal collettivo Fosbury Architecture, formato da Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi. Il titolo della mostra è “Spaziale .Ognuno appartiene a tutti gli altri”.
L’inaugurazione si tiene venerdì 19 maggio, alle ore 17. Interverranno: Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia, Fabio De Chirico, dirigente della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, e Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura.