ROMA – Sarà nei cinema italiani, il 15, 16, 17 maggio 2023, il docufilm Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione, per la regia di Giovanni Troilo.
Il film è la storia di due differenti geni, Francesco Borromini (1599-1667) e Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e della loro rivalità artistica, ma anche di quella di Borromini con sé stesso: “un genio talmente legato alla sua arte da trasformarla in un demone che lo divora dall’interno, fino a spingerlo a scegliere la morte, con un gesto drammatico, pur di toccare l’eternità”.

Si tratta di un lavoro molto dettagliato, che segue con estrema accuratezza tutto l’evolversi dell’esistenza di Francesco Castelli (che solo in seguito prenderà il nome di Borromini), da quando poco più che ventenne arriva a Roma a piedi da Milano, fino al tragico epilogo, con la certezza che il frutto delle sue fatiche sarà compreso solo tardi, dopo la sua morte.
Quasi tutte le sue opere sono incompiute, tranne le parti verticali, che realizza sempre per prime e con le quali ha cambiato per sempre il profilo di Roma: le cupole, le lanterne e i campanili che puntano verso il cielo, che cercano la luce, in una specie di tensione verso l’assoluto.
Realizzato su soggetto di Luca Lancise, con la colonna originale di Remo Anzovino, il docufilm evidenzia il diverso modo di rapportarsi dei due geni, non solo all’arte, ma anche alla vita e alla società del tempo.


Gli interventi
Come spiega perfettamente Daria Borghese, Professoressa di Storia dell’arte medievale e moderna alla American University di Roma, erede della prestigiosa famiglia che ha dato i natali a Papa Paolo V Borghese, esperta di Gian Lorenzo Bernini: “Bernini è proprio un pesce che nuota nelle acque dei giochi politici del potere della Roma del ‘600, sono acque spesso torbide. Francesco Borromini è chiuso e scontroso ha difficoltà di comunicazione con tutti. Vive praticamente nel suo mondo”.

Jeffrey Blanchard, Professore alla Cornell University di Roma, esperto storico dell’architettura rinascimentale e barocca, afferma:“I due sono quasi coetanei. Uno è un ragazzo prodigio e un genio; l’altro è più lento, ma comunque un genio. È interessante come la genialità si sviluppi a ritmi diversi”.

Oltre ai loro interventi, il film è arricchito da quelli di Waldemar Januszczak, critico d’arte e scrittore, appassionato di Borromini; Giuseppe Bonaccorso, autore di uno studio molto aggiornato e ancora inedito su una ricostruzione del suicidio di Borromini; Paolo Portoghesi, Architetto, accademico e teorico dell’architettura italiano, massimo esperto di Borromini e del barocco romano, e che si considera un allievo di Borromini e suo “alter ego”; Aindrea Emelife, curatrice e critica d’arte contemporanea, basata a Londra, è in grado di tessere un filo tra il sistema contemporaneo dell’arte e quello della Roma barocca, con particolare attenzione alla figura dell’artista e al rapporto tra “tormento” e “creatività”.

Al viaggio visivo danno voce e pensiero le rievocazioni in chiave contemporanea, con gli attori Jacopo Olmo Antinori, Pierangelo Menci e Antonio Lanni, e gli interventi degli esperti coinvolti nel film.