ROMA – Dopo meno di due anni dalla nascita, era stata aperta a maggio 2021, chiude ufficialmente ItsArt, la piattaforma streaming dedicata all’arte e alla cultura italiane, voluta dall’allora Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, composta al 51% da CDP – Cassa Depositi e Prestiti e al 49% da Chili, azienda italiana già operante nella distribuzione in streaming.
La piattaforma, definita da Franceschini come la “Netflix della cultura”, è stata messa in liquidazione con un atto del 29 dicembre 2022.
Nata dall’esperienza della pandemia come luogo in cui offrire la cultura italiana – cinema, teatro, danza, musica – in streaming, a integrazione dell’offerta di spettacoli dal vivo e come veicolo di promozione della cultura italiana all’estero, la piattaforma ha avuto vita molto breve, rivelandosi un “pozzo senza fondo” in termini prettamente economici.
La situazione di difficoltà e i segnali di un possibile flop si erano già palesati dopo pochi mesi dall’apertura, nonostante il debutto anche in Europa.
L’azienda ha visto avvicendarsi due amministratori delegati nell’arco di un solo anno, ha registrato poco più di 141mila utenti e incassato solo 246mila euro, mentre nell’ultimo anno le perdite sono state di circa 7,5 milioni a fronte di un investimento di 15 milioni di euro.
Il nuovo ministro della Cultura, Gennaro Sangliuliano, ha quindi deciso di non rifinanziare il progetto.
“Bene ha fatto il governo Meloni a mettere in liquidazione ItsArt. – Commenta in una nota il Presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone – Il progetto fallimentare voluto da Franceschini è stato da sempre denunciato da FDI con numerosi atti sottolineando – come già fece il CDA Rai con Rossi e Salini che negò l’inclusione della Rai – come rappresentasse un progetto di business superato, rispetto il potenziamento di RaiPlay sul modello inglese della BBC o pubblico-privato francese, aggregando le produzioni nazionali su un’unica piattaforma in grado di competere con gli over-the-top“.