Due nuovi documentari su Rai 5 affrontano il tema del ritratto femminile e dell’autoritratto, intrecciando storia dell’arte, filosofia e nuove tecnologie
L’intelligenza artificiale genera donne bellissime. Troppo. Impeccabili, levigate, sessualmente allusive, con tratti marcatamente occidentali. Non è solo un’impressione: è il riflesso di un sistema addestrato su dataset pregni di stereotipi. Art Night di Neri Marcorè lo mette a tema con “Il volto e l’anima – Indagine sul ritratto femminile”, in onda su Rai 5 mercoledì 21 maggio alle 21.15, aprendo una riflessione che attraversa archeologia, iconografia, teoria dell’immagine e pensiero critico.

Una storia del volto femminile tra arte, potere e rappresentazione
Il percorso si apre dalle veneri preistoriche — figure senza volto ma cariche di senso simbolico — fino alle ricerche ottocentesche e novecentesche sull’identità e la soggettività. Il documentario si interroga sul ruolo che l’arte ha avuto nella costruzione di un’immagine archetipica del femminile e su come, oggi, possa invece costituire uno strumento per contrastare le derive standardizzanti dei nuovi media visivi.
La narrazione attraversa il Musée d’Archéologie Nationale di Saint-Germain-en-Laye, con la celebre Dama di Brassempouy; il Museo Egizio di Torino, con i ritratti delle regine Tye e Nefertiti; il mondo etrusco, letto da Luana Toniolo e Vincenzo Bellelli, come contro-modello rispetto alla marginalità femminile nel mondo greco-romano.
Si passa poi alla Roma imperiale con Giulia, figlia di Tito, interpretata da Fabrizio Paolucci (Uffizi), fino alle Stanze delle Belle del Seicento, esplorate da Francesca Cappelletti (Galleria Borghese), Francesco Petrucci (Palazzo Chigi di Ariccia) e Veronica Ambrosoli (FAI – Castello di Masino). Un repertorio di volti e pose, ma anche di ruoli sociali, genealogie familiari e costruzioni culturali.
Le trasformazioni di fine Ottocento e primo Novecento trovano eco nei volti di Klimt, Modigliani e Boldini, custoditi alla GNAM, e nel contributo delle artiste impressioniste, in primis Berthe Morisot, grazie alla collaborazione con il Museo d’Orsay. Giada Pistilli, filosofa ed esperta di etica dell’IA per Hugging Face, sottolinea come i pregiudizi nella rappresentazione femminile si siano semplicemente riciclati nei codici algoritmici contemporanei.

Autoritratto e selfie: identità, specchio, coscienza
Il 28 maggio, sempre su Rai 5, va in onda la puntata gemella: “Il volto e l’anima – Indagine sull’autoritratto”. In un’epoca dominata dal selfie, la domanda si fa più radicale: cos’è un autoritratto? E quale relazione intrattiene con l’identità, l’intimità, la memoria?
Dominique Cardon (SciencesPo), Riccardo Manzotti (IULM) e Simone Rossi (Università di Siena) offrono una lettura incrociata tra neuroscienze e filosofia della mente, sottolineando il paradosso di un io sempre più rappresentato e sempre meno afferrabile. Intanto, l’arte risponde da secoli con soluzioni sempre differenti.
Dal Narciso pompeiano, raccontato da Gabriel Zuchtriegel, alla collezione di autoritratti degli Uffizi, guidata da Simone Verde, l’autoritratto è uno specchio (letterale e metaforico) che consente all’artista di negoziare visibilità, potere e permanenza. Non solo per gli uomini: Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana sono tra le prime a iscrivere lo sguardo femminile nel canone visivo occidentale.

A chiudere il cerchio, la fotografia. Le pionieristiche sorelle Wanda e Marion Wulz (conservate negli Archivi Alinari) e Julia Margaret Cameron, secondo Federica Muzzarelli, colgono da subito la natura performativa e riflessiva del nuovo medium, prefigurando questioni che oggi riaffiorano nell’era del digitale.
Scritto da Linda Tugnoli e prodotto da Mark in video con Rai Cultura, il progetto si distingue per l’uso combinato di riprese tradizionali, animazioni AI (a cura di Nadia Faienza) e una colonna sonora originale di David Giacomini. Le due puntate fanno parte del ciclo Il volto e l’anima, dedicato alle diverse declinazioni della ritrattistica artistica.