LONDRA – Il protagonista del celebre, quanto enigmatico ed inquietante, “Urlo” di Edvard Munch (1863-1944) in realtà “non sta urlando”. Ad affermarlo è Giulia Bartrum, curatrice della mostra “Edvard Munch: Love and Angst”, ospitata a partire dall’11 aprile al British Museum di Londra.
Si tratta di una grande esposizione con ben 83 opere del pittore scandinavo, di cui 50 stampe prestate dal Museo di Oslo. Il pezzo più importante della rassegna è sicuramente la litografia in bianco e nero dell’“Urlo”, realizzata da Munch dopo il dipinto e dopo due disegni della sua opera più famosa.
Secondo la curatrice della mostra il celebre quadro di Munch non rappresenta una persona che sta urlando, ma “una persona che sente un urlo”, per questo copre le sue orecchie “sconvolta dall’urlo della natura che la circonda”. Questa nuova ipotesi, per Bartrum, trova sostegno in una annotazione che lo stesso pittore ha lasciato dietro l’incisione, dove è scritto appunto: “Ho sentito il grande urlo attraverso la natura”. Il titolo dell’opera, come spiega in un post su Instagram Il British Museum, avrebbe dovuto essere “L’urlo della Natura”.
Munch inoltre raccontò di aver trovato ispirazione per il celebre dipinto, dopo aver fatto una passeggiata sulle rive di un fiordo, durante la quale vide il cielo tingersi di rosso e una possente onda avanzare verso di lui dal mare. Il pittore, per la realizzazione dell’“Urlo” sarebbe stato inoltre ispirato dall’immagine di una mummia peruviana della civiltà Chachapoyas, esposta nel 1889 nelMuseo di Etnografia del Trocadero a Parigi, la cui fisionomia è effettivamente molto simile a quella del celebre quadro.
La mostra londinese, che resterà aperta fino al 21 luglio 2019, indagherà dunque sulle ossessioni del pittore. Oltre alla paura, saranno le sue disastrose relazioni con le donne le protagoniste dell’esposizione.