ROMA – Con più di 2000 visitatori in 10 giorni, la mostra “Inhabit – Murales Etiopia”, curata da Mirko Pierri, su iniziativa del mecenate imprenditore romano Maurizio Albano della PCT srl, è diventata un vero caso nella Capitale.
A vincere l’esposizione è stato lo street artisti Fabio Petani, originario di Pinerolo, classe 1987, che ha presentato Calcite & Hedera Helix Pin Oak. L’opera è stata la la più votata sulla base della somma delle preferenze del pubblico e della giuria di esperti e diventerà, perciò, il più grande murale di Roma per estensione (28 m di altezza per 24 m di larghezza).
L’artista, che riceverà un compenso di 6000 euro, realizzerà il murales nei prossimi mesi nel quartiere Africano, in via di Santa Maria Goretti 8, sulla facciata adiacente e sulle pareti esterne alla “Etiopia Temporary Art Hub”, che ha ospitato la collettiva dei 21 artisti internazionali selezionati dal bando omonimo, con la rielaborazione pittorica delle proposte di murales inviate dai partecipanti.
“Per me è una grande occasione aver avuto la possibilità di competere con molti artisti che stimo e con nuovi artisti emergenti di altissimo livello. Poter realizzare questo intervento a Roma rappresenta per me un risultato molto gratificante” – ha sottolineato Petani.
Ad aggiudicarsi il secondo posto sono stati gli Howlers Crew, i più votati dalla giuria degli esperti, a cui va un premio di 500 euro. La più votata dalla sola giuria popolare è stata Colorful immigrants di Mr. Fijodor a cui andrà la possibilità di una sua mostra temporanea.
La più votata giuria popolare – Mr Fijodor Premio Giuria Esperti – Howlers Crew
“Siamo davvero contenti dei bellissimi risultati della nostra iniziativa, considerando i voti ricevuti, che sono stati più di 3500 e che hanno dimostrato la forte affluenza e il grande interesse della cittadinanza nei confronti di un progetto di così ampio respiro – afferma Maurizio Albano – L’eco della mostra, che testimonia l’attenzione sincera ai temi dell’ambiente e della rigenerazione urbana, è arrivata anche in altre città, come Milano e Genova. Il vincitore è stato decretato sulla base di una scelta democratica del pubblico di visitatori, con una doppia giuria (popolare e dei critici), e certamente questa modalità ha coinvolto non solo gli artisti ma anche le persone che generalmente si interessano all’arte”.
Il progetto ha coinvolto con visite e laboratori anche alcune scuole: a Scuola Media Diffusa dell’Asilo nel Bosco di Ostia Antica, una classe mista PCTO del Liceo Artistico Carlo Argan di Cinecittà e circa 500 studenti di scuola elementare e media dell’Istituto Comprensivo Via Volsinio del quartiere Africano.
“Sono fiero di aver raggiunto il risultato principale: quello di far partecipare il più possibile la cittadinanza, partendo dagli alunni delle scuole limitrofe fino ad arrivare alle famiglie a cui questi hanno riportato l’esperienza. – Commenta Mirko Pierri – Vedere i bambini e i ragazzi ritornare alla mostra per la seconda volta, portando con sé i genitori per votare le opere, ha rappresentato una dimostrazione d’interesse enorme. La soddisfazione più grande è stata la partecipazione a più livelli. Gli artisti hanno incarnato in maniera impeccabile lo spirito del contesto e del bando, entrando appieno nel tema della mostra”.
L’opera nel racconto dell’artista
Abitare il pianeta in modo sostenibile è la raison d’être dell’opera vincitrice.
“L’intervento – spiega Fabio Petani – ha l’obiettivo di mostrare quanto la natura possa essere importante in un contesto urbano altamente caratterizzato dal cemento. L’opera diventa uno scorcio che esce fuori dal palazzo per trasportare lo spettatore in una nuova realtà naturale possibile per permettergli di comprendere quanto meglio sarebbe la città con la giusta quota di vegetazione. Il disegno mostra anche come la natura riesca a rigenerare ciò che è stanco, affaticato e debole. Infatti dal basso i colori iniziano a tornare vividi e accesi rinvigorendo quelli che si trovano nella parte alta. Mentre l’edera, rappresentata graficamente in bianco, è simbolo di forza e tenacia che vuole indicare come la natura non si fermi di fronte a nulla per raggiungere il suo scopo vitale. Infine il cerchio centrale è una sorta di portale che vuole trasportare l’osservatore in una realtà alternativa (come se il cemento non avesse raggiunto quelle zone) che in un certo senso potrebbe ritornare. Il murale ha l’intento di manifestare quanto la natura possa e debba dialogare con le città moderne, ritornare ad avere i giusti spazi, ovviamente molto maggiori di quelli che ha oggi nei grandi centri”.