Dalla lucidatura alla doratura, dall’affresco ai calchi: cinque laboratori per riscoprire il restauro come pratica condivisa e accessibile
VENEZIA – In un’edizione della Biennale Architettura segnata dal desiderio diffuso di riconnessione tra tecnica, ambiente e responsabilità sociale, il Padiglione della Santa Sede si distingue come spazio di azione concreta, formativa e partecipata. Con il progetto Opera Aperta, la Santa Sede affida all’Università Internazionale dell’Arte di Venezia (UIA) un ruolo attivo e continuativo: sei mesi di workshop aperti al pubblico, pensati per trasmettere conoscenze artigianali, riscoprire pratiche di restauro tradizionali e rafforzare il legame tra materia, gesto e memoria.

Due volte a settimana, dal 10 maggio al 23 novembre 2025, i visitatori della Biennale e gli abitanti della città potranno prendere parte a un cantiere collettivo, dove il sapere si trasmette attraverso l’esperienza diretta e la manualità consapevole. Non semplici dimostrazioni tecniche, ma un percorso formativo aperto, inclusivo, orizzontale: un laboratorio condiviso dove il restauro diventa strumento di relazione e rigenerazione civile.
La didattica del gesto: un progetto tra cura e responsabilità
“Essere parte di Opera Aperta per noi significa portare la nostra esperienza e il nostro metodo didattico dentro un progetto che non è solo architettura, ma un’azione culturale, sociale e civile”, afferma Alessandro Marinello, direttore dell’UIA. In linea con la missione storica dell’istituzione veneziana, da sempre impegnata nella formazione nel campo della conservazione del patrimonio artistico e architettonico, i laboratori vogliono attivare un dialogo tra generazioni, tra maestri artigiani e nuove leve, tra tecniche antiche e pratiche sostenibili contemporanee.
L’obiettivo è quello di trasformare l’atto del restaurare in un’esperienza che unisce saperi e comunità, recuperando la dimensione simbolica, etica e sociale dell’intervento sul costruito.

Un programma articolato in cinque laboratori esperienziali
I workshop si articolano in cinque percorsi tematici, ognuno dedicato a una tecnica di restauro o di artigianato tradizionale, scelti per la loro valenza culturale e pedagogica:
- Lucidatura a gommalacca
Un esercizio di pazienza e precisione, dove il gesto lento e continuo del “segno dell’infinito” accompagna la trasformazione del legno grezzo in superficie lucente. Una tecnica antica che insegna attenzione, continuità e cura del dettaglio. - Affresco
Un viaggio nella pittura murale storica: si parte dal disegno preparatorio, si procede con lo spolvero, poi si dipinge direttamente sull’intonaco fresco. Qui il tempo è fondamentale: nessun errore si può cancellare, e ogni pennellata diventa atto irrevocabile. - Doratura a foglia d’oro
Tra i gesti più affascinanti e delicati: la sottile foglia d’oro viene posata su cornici grezze grazie alla colla di coniglio, per poi essere lucidata con pietra d’agata. Anche i più piccoli saranno coinvolti in attività semplificate, dorando lettere di legno personalizzate. - Restauro lapideo
Si impara a pulire, osservare e stuccare manufatti in pietra segnati dal tempo, senza alterarne la memoria. Un laboratorio che insegna rispetto per la materia e consapevolezza della stratificazione storica. - Calchi in silicone
Un percorso che svela il valore della copia come strumento di conoscenza e conservazione. Il calco permette di riprodurre dettagli decorativi, preservando forme e superfici che il tempo potrebbe cancellare.
Un padiglione che dialoga con la città
I laboratori dell’UIA sono momenti di partecipazione attiva che coinvolgono professionisti, cittadini, studenti e visitatori occasionali. Il Padiglione della Santa Sede si configura così come luogo vivo, permeabile e attraversabile, in cui l’architettura è pratica di cura, non soltanto oggetto di esposizione.
In un contesto come quello della Biennale Architettura 2025, che invita a ripensare i modi in cui costruiamo e abitiamo il mondo, i laboratori dell’UIA si inseriscono come un’esperienza formativa accessibile e radicata nella pratica. Attraverso gesti lenti e tecniche antiche, restituiscono valore alla manualità e promuovono un confronto diretto tra chi custodisce un sapere e chi è disposto ad apprenderlo. Una presenza discreta ma significativa, che rafforza il legame tra il Padiglione della Santa Sede e la città, nel segno della continuità e della responsabilità.