PESARO -URBINO – Gradara, borgo medievale tra le colline marchigiane, reso celebre dalla storia d’amore di Paolo e Francesca, è divenuto nell’arco di questi ultimi anni, un museo a cielo aperto grazie all’ambizioso progetto Oltre le Mura, nato dalla collaborazione tra il Comune di Gradara, Gradara Innova, il sostegno della Regione Marche e la direzione artistica di Sabrina Gennari. Si tratta di una iniziativa volta a ridefinire, attraverso l’arte, il ruolo e il racconto di Francesca da Rimini nell’immaginario collettivo e nell’identità stessa di Gradara.
Da traditrice a eroina: l’evoluzione di Francesca da Rimini
La figura di Francesca da Rimini è stata soggetta a una profonda trasformazione nel corso dei secoli. Da traditrice condannata, sofferente, penitente, arsa dalle fiamme dell’inferno della Divina Commedia di Dante, si è evoluta in eroina romantica, simbolo di libertà, passione e ribellione, affermando la propria autonomia.
Oltre le Mura intende, dunque, celebrare questa complessa figura, dando voce alle sue molteplici sfaccettature e sottolineando il suo valore quale icona di emancipazione e libertà femminile.
La “nuova Francesca” attraverso l’arte
Con lo scopo di rappresentare la “nuova Francesca”, Oltre le mura ha trasformato Gradara in un museo di arte pubblica, fruibile da chiunque, disseminato lungo le mura e le vie del borgo medievale.
Nel 2019, sono stati sei murales di altrettanti street artist italiani, noti a livello internazionale – Andreco, Tellas, Burla, Psiko, Gola Hundun, Carlo Alberto Giardina-Finnano Fenno – a reinterpretare la storia e l’evoluzione del mito di Francesca.
Nel 2020/2021, invece, i ragazzi della Scuola di Viale Trieste di Pesaro, con diverse disabilità medio/lievi, hanno creato un’opera corale site specific installata nella Passeggiata degli Innamorati, successivamente rubata, poi ricomparsa e nuovamente sparita. Nello stesso anno Sabrina Gennari e Meme Zooka hanno realizzato un murales per i bambini del complesso scolastico di Gradara che sono diventati essi stessi protagonisti della storia.
Street art, ceramica e realtà aumentata per un’opera dal complesso significato comunicativo
Oltre le mura, oggi, si arricchisce di una nuova opera d’arte monumentale realizzata da Giovanni Contardi, giovane visual artist di Pesaro, e Roberto Pompucci, noto ceramista di Gradara, che unisce sapientemente diversi linguaggi espressivi.
Contardi è uno dei pionieri della corrente artistica del Rubik Cubismo, nonché uno speedcuber che ha completato il suo primo Cubo di Rubik all’età di 14 anni, aggiudicandosi successivamente diversi record italiani, europei e mondiali. L’artista ha applicato questa esperienza anche alla sua arte.”Gli anni di allenamento nella risoluzione veloce del Cubo di Rubik – spiega – sono stati fondamentali nell’acquisire familiarità con le quasi infinite combinazioni di questo rompicapo. Dopo aver acquisito velocità nell’esecuzione, ho potuto concentrarmi nello studio della pixel art che, nel caso dei cubi, è possibile utilizzando i 6 colori originali del rompicapo. Questa conoscenza può essere poi applicata a varie forme, compresa appunto la ceramica“.
Prima di dare forma alla parte grafica dell’opera, è stata condotta un’approfondita ricerca sul significato di emancipazione e di libertà personale, dal quale è emerso un concetto unificante che l’artista Contardi ha trasposto nel lavoro.
L’idea per il ritratto di Francesca – ci racconta ancora Contardi – “è nata grazie al dialogo con donne del territorio, di varie età, che hanno saputo fornire prospettive diverse e assolutamente necessarie per la realizzazione del progetto. La figura storica di Francesca da Rimini è stata reinterpretata come simbolo di coraggio e forza nella lotta per l’autodeterminazione della donna. Utilizzando più di 50,000 pixel in ceramica abbiamo rappresentato un volto femminile privo di altri tratti distintivi, permettendo agli occhi di comunicare direttamente con chi osserva. Questo sguardo invita a una profonda introspezione e pone domande sull’identità femminile e sulla sua rappresentazione nella società“.”
Composto da 350 formelle in ceramica, lavorate artigianalmente per un totale di 50.400 tasselli dipinti a mano singolarmente, il complesso mosaico è il risultato di una serie di sfide, di un lungo e articolato processo creativo da cui deriva la sua unicità.
“Creatività fa rima con originalità – afferma Roberto Pompucci – per questo è importante creare formelle che rivelano i segni della manualità (anche primitiva) più che della strumentalità (ad esempio quella data dal lavoro industriale). Ogni singola formella diventa una piccola opera d’arte. La prima sfida è legata alla preoccupazione di arrivare a un risultato che sia il più possibile fedele al progetto, poi ti accorgi che l’esito materico riserva delle bellissime sorprese. Un’altra sfida dipende da ciò che c’è dietro al progetto cromatico, ovvero dalla formulazione di ipotesi, prove e test, ulteriori preparazioni e cotture, riformulazioni fino al risultato finale“.
Grazie proprio a queste sfide, i due artisti sono riusciti a dare forma a una sorta di archetipo femminile universale, fortemente significante e comunicante in ogni singolo tassello.
“La formella o tavoletta di terracotta è stata la prima ‘lettera postale’ della storia; – rammenta Pompucci – si deve ai Sumeri l ‘intuizione di scrivere su un supporto di terracotta. La nostra opera è un complesso sistema comunicativo dove ogni singola ‘tavoletta’ partecipa sinergicamente con le altre a inviare un messaggio di bellezze, unità, sacralità, stati d’animo, ecc…Si tratta di messaggi che tendono ad elevare sensi e pensieri e a risignificare simbolicamente con una sintesi efficace, la storia della donna nel corso dei secoli”.
Grazie anche all’utilizzo della realtà aumentata, creata da Massimiliano Camillucci, si è riusciti a tessere intorno all’opera una narrazione multimediale. Ogni voce, ogni esperienza condivisa, è divenuta un filo che si intreccia con gli altri in un dialogo collettivo che sostiene l’opera e ne amplifica il significato, proponendosi, inoltre, come un ponte tra l’ispirazione storica di Francesca da Rimini e le aspirazioni contemporanee. Un invito, insomma, a celebrare le conquiste delle donne, ma anche un monito a non dimenticare le battaglie ancora da vincere per l’uguaglianza e la libertà.