Un paesaggio collinare, una scuola dimenticata, e l’immaginazione come linguaggio universale. È da questi elementi che prende forma la seconda edizione di Radis, il progetto di arte nello spazio pubblico ideato e promosso dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in collaborazione con la Fondazione CRC, sotto la curatela di Marta Papini.
Dopo l’intervento di Giulia Cenci a Rittana, il progetto si sposta nel cuore delle Langhe, nella Borgata Valdibà, frazione del Comune di Dogliani, dove Petrit Halilaj – tra le voci più poetiche e radicali della scena contemporanea – realizzerà una nuova opera site-specific. A guidarlo, una vecchia scuola rurale e i segni incisi sui banchi: testimonianze minute e silenziose di un’infanzia passata, capaci oggi di dar vita a una scultura abitabile, aperta, collettiva.


Una casa senza muri per creature immaginate
L’artista kosovaro torna alla serie Abetare, nata nel 2015 a partire dai graffiti scolastici dell’ex scuola di Runik, il villaggio in cui è cresciuto. Per Dogliani, Halilaj intreccia quei disegni infantili con quelli raccolti nei banchi delle scuole locali, trasformandoli in una struttura scultorea monumentale: una casa stilizzata senza muri, popolata da creature fantastiche nate dall’immaginazione di bambini di ieri e di oggi, dai Balcani al Piemonte.
Più che un’opera, si configura come una “follia architettonica contemporanea“: un rifugio aperto, un segnale, un gesto che riconnette il presente con una memoria vissuta, restituendo senso a un luogo marginale. Al tempo stesso, l’intervento invita a ripensare l’arte pubblica non solo come oggetto estetico, ma come dispositivo relazionale, generatore di identità condivisa e appartenenza.
Territorio, arte, comunità: la radice di Radis
Il nome del progetto – Radis, dal piemontese “radici” – è già dichiarazione d’intenti: ancorare l’arte contemporanea a un tessuto locale, rendendola parte integrante di un processo collettivo. Fino al 2027, Radis produrrà nuove opere pubbliche nei paesi del Piemonte attraverso un metodo partecipativo che coinvolge scuole, enti locali, associazioni e cittadinanza. Il fine non è solo la realizzazione di un’opera permanente, ma la costruzione di una narrazione culturale corale, capace di rendere visibili anche i luoghi fuori dai grandi circuiti.
Il progetto include un programma educativo per le scuole, un public program aperto al territorio e una mostra collettiva che sarà inaugurata a ottobre 2025 a Valdibà, con opere della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e della Fondazione CRC, a cura di Marta Papini e Leonardo Pietropaolo.
Un progetto di arte pubblica come forma di cura
L’intervento di Halilaj non è solo artistico, ma anche politico e affettivo: restituisce vita a un edificio abbandonato, trasformandolo in un’opera aperta che accoglie e riflette la pluralità dei vissuti locali. In un’epoca in cui i territori marginali rischiano di essere dimenticati o ridotti a cartoline turistiche, Radis propone un’altra via: quella della rigenerazione lenta e poetica, radicata nella partecipazione e nella sensibilità artistica.
Come sottolineato dalla presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi, il progetto riafferma l’idea di cultura come bene comune e dell’arte come strumento di coesione sociale. E come dichiarato dal sindaco di Dogliani Claudio Raviola, l’intervento sarà anche un’occasione per riattivare il sito lungo la strada Dogliani-Monforte, già frequentata da escursionisti e cicloturisti, e potenzialmente destinata a diventare una nuova tappa di un turismo consapevole, a misura di territorio.
“Radis è un progetto che ha molte anime” – ha dichiarato Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – “perché accompagna la produzione dell’opera con attività educative e momenti di approfondimento. Per realizzarlo servono comunità capaci di accogliere l’arte con curiosità e visione, come quella di Dogliani. È anche un modo per rafforzare la presenza della Fondazione sul territorio, lasciando in dono un patrimonio artistico pubblico.”

Una scultura che attraversa confini
Con Radis, Halilaj rinnova la sua ricerca su infanzia, memoria e appartenenza, trasformando le tracce effimere dell’immaginazione infantile in segni permanenti nello spazio pubblico. Il suo lavoro, spesso sospeso tra autobiografia e mito, diventa in questo contesto un monumento alla libertà di sognare, senza muri né confini.
“Una casa di fantasia, decorata con scarabocchi e sogni ad occhi aperti – racconta l’artista – che fluttua libera attraverso i confini geografici e politici”.
Una visione che si fa radice. E germoglia.