La suggestiva Chiesa di San Bartolomeo sull’isola di Stromboli ospita, fino al prossimo 10 agosto, la mostra Eroico (il) paesaggio nell’ambito del Premio Stromboli 2024, che si è svolto dal 10 al 14 luglio.
Curata da Lucrezia Longobardi (Castellammare di Stabia, 1991), l’esposizione esplora la forza esteriore e immaginifica della natura “perturbante nella sua maestosità”, in un momento storico segnato dalla crisi climatica attraverso le opere dei 5 finalisti del premio: Yuri Ancarani, Benni Bosetto, Irene Fenara, Renato Leotta e il vincitore di questa edizione Petrit Halilaj, individuato da una giuria internazionale composta da Lorenzo Balbi, Laura Cherubini e Vicente Todolì.
In questa intervista, Longobardi si sofferma sul significato del termine “eroico”, approfondendo il messaggio della mostra incentrato, appunto, sul rapporto tra uomo e natura, concludendo con una interessante riflessione sulla pandemia e il suo impatto sul mondo dell’arte.

“Eroico (il) paesaggio” è il titolo della mostra nell’ambito del Premio Stromboli 2024. Può spiegarne il significato e il perché dell’utilizzo del termine “eroico” in questo contesto?
All’elemento naturale sono stati dati diversi aggettivi in questi anni, quasi tutti con un accezione pseudo-negativa, relativi alla sottomissione della natura stessa nei confronti dell’uomo e allo sfruttamento delle sue risorse. Nelle riflessioni che hanno preceduto la costruzione di questa mostra e che mi hanno accompagnato nei sopralluoghi sull’isola di Stromboli, mi sono resa conto, invece, dell’eroicità di questo elemento; dell’estremo fascino e dell’innato terrore che caratterizzano la natura. Eroica in quanto perturbante. Essendo, dunque, la mostra un elemento di osservazione del paesaggio, sia esso esteriore o esistenziale, mi è parso immediatamente eroico nella sua manifestazione.
Qual è stato il processo di selezione degli artisti finalisti del Premio e cosa ha guidato la scelta delle opere esposte?
La giuria ha operato con l’obiettivo di premiare l’artista che meglio ha saputo distinguersi nel 2023. I tre giurati hanno proposto ognuno una rosa di dieci partecipanti alla prima selezione, dando per ognuno un giudizio motivato. Su queste basi, come curatrice del premio, ho costruito trenta portfoli che documentassero ogni mostra e ogni opera prodotta e pubblicata dagli artisti nel corso dei 12 mesi precedenti. Su questi documenti si è svolta una discussione molto attenta, in più fasi, che ha condotto all’identificazione dei cinque finalisti. Durante l’osservazione collegiale delle loro ricerche è emersa ai miei occhi una convergenza che mi sembrava avesse senso in un contesto come Stromboli; tutti gli artisti mostravano, attraverso declinazioni differenti, una grande attenzione verso l’elemento naturale. La scelta dei lavori è stata, quindi, portata avanti tenendo conto degli spazi allestitivi e dei rapporti di tensione tra le opere.

Come viene esplorato e rappresentato il tema del paesaggio naturale attraverso i diversi linguaggi dei 5 artisti in mostra?
Con grammatiche e medium differenti Yuri Ancarani, Benni Bosetto, Irene Fenara, Petrit Halilaj e Renato Leotta attraversano il paesaggio ed il circostante con grande poesia. Benni Bosetto lo affronta con uno sguardo introspettivo ed intimo, facendo illuminanti riferimenti alla storia dell’arte; oppure Ancarani ne mette in luce il rapporto diretto con l’uomo e l’azione che quest’ultimo agisce direttamente sugli elementi naturali, usandoli per i propri scopi. Leotta, addirittura, si muove come un facilitatore dell’azione stessa della natura, mettendo gli elementi naturali nella posizione di creare l’opera. Fenara, invece, pone l’attenzione sulla forza con cui quegli elementi riescono a rendere sensibile una macchina, sottolineando le distrazioni di una telecamera di sorveglianza che decide di osservare una rosa o un uccello, anziché rimanere fissa sull’obiettivo imposto. Infine Halilaj, attraverso un lavoro che può essere definito psico-magico, usa la leggerezza e la grazia del mondo naturale per alleggerire gli orrori e le piaghe del mondo.
Qual è il messaggio principale che la mostra intende “suggerire” ai visitatori riguardo la relazione tra uomo e natura, specialmente in una situazione di crisi climatica come quella attuale?
Probabilmente il messaggio principale è nel titolo del lavoro, che è un invito ad osservare la natura in tutta la sua perturbante maestosità, e quindi, a riconsiderare la figura dell’uomo come un piccolo ospite su questo pianeta. Nelle poetiche degli artisti è questo che emerge, un grande ecosistema si muove attraverso una intelligenza diffusa che è molto più espansa di quella umana.

In che modo l’allestimento nella Chiesa di San Bartolomeo contribuisce a creare un’esperienza emotiva e riflessiva?
Negli spazi della chiesa sono esposte opere di Halilaj appartenenti a cicli differenti come fossero una unica grande installazione ambientale, una narrazione che mette in connessione elementi della storia, del paesaggio, del sacro, in un unica lettura che insiste sull’appartenenza di tutti i regni ad un’unica intelligenza comune. Nelle sale della canonica, invece, gli altri artisti vengono sempre presentati in dialogo l’uno con l’altro, come se non fosse possibile iniziare un discorso senza che qualcun altro lo continui, confermandolo o sovvertendolo.
Quali sono state le principali difficoltà, se ci sono state, nell’organizzare una mostra su un’isola come Stromboli?
Nella preparazione di un progetto le difficoltà non mancano mai. Su un’isola piccola come Stromboli sono accentuate dalla carenza dei materiali di allestimento, dalle strade strettissime in cui ci si può muovere soltanto in golfcar o ape e dalle difficoltà dei trasporti marittimi. C’è un importante lavoro di pianificazione che deve essere svolto con particolare attenzione e grande capacità di previsione. Però, in contesti come questi, si riesce anche ad attivare una grande motivazione tra i cittadini che coinvolge tutti e bilancia le carenze con una grande generosità.
Lei ha affermato che la pandemia “ha offerto un momento di riflessione positiva per il settore culturale”. Come pensa che abbia influenzato il mondo dell’arte?
In un momento iniziale ho avuto l’impressione che i tempi dettati dalla pandemia avessero imposto un rallentamento al mondo dell’arte, una sorta di dovuta consapevolezza nei confronti di valori della realtà. Con il passare del tempo la “riflessione positiva” è rimasta una riflessione, superata dai doveri dettati dal sistema e dal mito della produttività. Le fiere sono tornate a pieno regime, riproponendosi come punto nevralgico dello scacchiere. I momenti di condivisione e scambio sono diminuiti, tornando ad essere un corollario apparentemente non importante alla crescita collettiva della comunità dell’arte. Non sempre si impara dalle esperienze.

Vademecum
Titolo: Eroico (il) paesaggio
Curatrice: Lucrezia Longobardi
Commissione Arte Premio Stromboli: Lorenzo Balbi, Laura Cherubini e Vicente Todolì
Data: 10 luglio – 10 agosto 2024
Luogo: Chiesa di San Bartolomeo, Località Stromboli, Via Soldato Cincotta
Orari di ingresso: 18:00-21:30
Ingresso gratuito
Sito Premio Stromboli