È riemersa a Tell Roud Iskander, nel governatorato di Ismailia, una tomba monumentale risalente al regno di Ramses III (1184–1153 a.C.), tra i più influenti sovrani della XX dinastia. Il sito, strategicamente posizionato a ridosso dei confini orientali dell’antico Egitto, fungeva da punto nevralgico per la difesa del Paese, come testimoniato dalle fortificazioni e bastioni che ne delineavano il perimetro.
Una sepoltura militare di alto rango
Realizzata in mattoni di fango e dipinta di bianco all’interno, la tomba si compone di una camera principale e tre stanze adiacenti. Gli archeologi hanno ritrovato un ricco corredo funerario: punte di freccia in bronzo, un anello d’oro con il cartiglio di Ramses III, perle e frammenti di uno scettro cerimoniale. Tutti elementi che indicano l’alto rango del personaggio sepolto, probabilmente un generale al servizio diretto del faraone.
L’enigma di Horemheb
Tra i reperti più sorprendenti, due cartigli con il nome di Horemheb, celebre comandante dell’esercito sotto Tutankhamon e Ay, poi divenuto faraone e ultimo sovrano della XVIII dinastia. La presenza del suo nome solleva interrogativi sulla cronologia e sull’uso secondario del sito, suggerendo possibili stratificazioni simboliche o riutilizzi rituali nel corso dei secoli.


Tracce di riuso e culto funerario
Nel cuore della sepoltura, gli archeologi hanno rinvenuto uno scheletro umano avvolto in cartonnage, materiale composto da lino o papiro stuccato utilizzato per le maschere funerarie. Questo dettaglio indica che la tomba fu riutilizzata in epoca successiva, secondo una prassi diffusa nell’antico Egitto, dove la sacralità dei luoghi si trasmetteva di generazione in generazione.
Attorno al complesso funerario principale, sono emerse tombe collettive di epoca greco-romana, sepolture individuali del periodo tardo (664–332 a.C.) e numerosi amuleti votivi. Tra questi, le raffigurazioni di Taouret e Bès, divinità legate alla protezione del parto, e l’Oudjat, simbolo dell’occhio di Horus, usato per garantire protezione e salute.