MILANO – La BABS Art Gallery di Milano accoglie, fino al 12 settembre 2025, il mondo plastico e simbolico di Sophia Vari in un allestimento che unisce gesto artistico e vocazione orafa, scultura monumentale e delicatezza su carta. Qui la materia si fa pensiero, e il pensiero prende forma attraverso geometrie essenziali, superfici lisce, volumi pieni.
Per la prima volta in città, opere, acquerelli e gioielli sono riuniti in un’unica narrazione espositiva, capace di restituire la complessità di una ricerca che attraversa tecniche, culture e periodi storici. Il percorso si costruisce come un insieme coerente, in cui ogni oggetto genera un’interferenza con il successivo, tra affinità visive e tensioni silenziose.
Gioielli-scultura e disegni d’energia
I gioielli di Sophia Vari nascono da un gesto tridimensionale. Sono sculture indossabili, costruite con materiali nobili – oro, argento, marmo, legni pregiati, pelle – dove pietre preziose e semipreziose appaiono solo quando necessarie alla composizione. Più che ornamenti, si impongono come architetture mobili, microcosmi da attraversare con lo sguardo e con il corpo.
Accanto a queste presenze minute, gli acquerelli portano avanti una vibrazione diversa: carta e colore raccontano un’energia astratta, fatta di forme fluttuanti, trame cromatiche e figure in trasformazione. Le sculture in bronzo, invece, indagano la tensione tra la massa e il movimento, tra la gravità del materiale e la sua capacità di evocare leggerezza, dinamismo, grazia.
Un’arte che si nutre di storia e reinvenzione
Originaria di Vari, nei pressi di Atene, Sophia Canellopoulou si forma a Parigi all’École des Beaux-Arts e avvia sin da giovanissima un’indagine linguistica che intreccia barocco, arte cicladica e iconografie precolombiane. I riferimenti al cubismo e alle culture maya e olmeca delineano un’estetica densa, ma mai decorativa: ogni opera agisce come sintesi fra cultura e intuizione, fra rigore e sensualità.
A partire dal 1978, con un viaggio in Egitto, la scultura monumentale diventa parte centrale del suo lavoro. Il bronzo e il marmo entrano nella grammatica dell’artista come materiali-simbolo, strumenti per espandere lo spazio, per dialogare con l’architettura e con la città. Negli anni successivi, l’uso del colore si intensifica, le superfici si complicano, la scala delle opere si amplia.
Le opere di Sophia Vari si muovono controcorrente rispetto all’estetica dell’effimero e della riproducibilità. La loro forza nasce da un dialogo diretto con la materia, da una tensione che non si risolve nella perfezione, ma si alimenta di asimmetrie, equilibri instabili, superfici che conservano il peso del tempo e dell’intuizione.
Ogni forma è il risultato di un processo che non si affida al calcolo, ma a una sensibilità strutturata, coltivata. Scultura, gioielleria e pittura non vengono mai separate, ma partecipano dello stesso vocabolario plastico, in cui geometria e sensualità si rispondono. È un’arte che invita a rallentare, ad ascoltare la gravità dei materiali e a seguire il ritmo interno delle cose.
A Milano, un corpo di opere che interpella lo sguardo
Alla BABS Art Gallery prende forma un’esposizione che attraversa linguaggi e formati, senza suddivisioni nette. Tutto convive: l’impalpabile e il solido, l’organico e il razionale, l’intimità del segno e la monumentalità del gesto. Il percorso visivo proposto si rivolge al visitatore come esperienza immersiva, in grado di coinvolgere attenzione, tatto e intuizione.
Chi varca la soglia della galleria incontra un pensiero plastico che continua a interrogare lo spazio, il tempo e la percezione. Sophia Vari costruisce forme che parlano a voce bassa, e proprio per questo restano impresse.