Torino si prepara ad accogliere la sesta edizione di The Phair | Photo Art Fair, in programma dal 9 all’11 maggio 2025 presso le OGR. Un progetto curatoriale che continua a distinguersi per la qualità della proposta e la profondità dell’approccio, mettendo al centro la fotografia come pratica artistica, dispositivo concettuale e strumento di interpretazione del presente.
Per questa edizione, The Phair sceglie come immagine guida Torino, giostra Zeppelin in movimento (1934) di Mario Gabinio, custodita dall’Archivio Fotografico dei Musei Civici. Non una scelta ornamentale, ma un gesto di connessione tra il tessuto storico della città e le tensioni contemporanee della visione. La collaborazione con la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea conferma la volontà di radicare il lavoro sulla fotografia anche all’interno del patrimonio pubblico, creando una trama di scambi tra istituzioni, archivi e pratiche artistiche.

Il Talks Program: pensare il collezionismo
A caratterizzare l’edizione 2025 è l’introduzione del Talks Program – The Phair, un ciclo di incontri che ruota attorno a una domanda fondamentale: che cosa significa collezionare fotografia oggi? Da venerdì 9 a domenica 11 maggio, esperti del settore – tra cui artisti, curatori, advisor, direttori di musei e fondazioni – si confronteranno su temi che spaziano dal collezionismo privato alle strategie corporate, passando per il ruolo delle istituzioni e l’influenza dei mercati globali.
Tra i protagonisti, spiccano figure come Joan Fontcuberta e Denis Curti, che apriranno il programma con una riflessione sul rapporto tra verità e fotografia. A seguire, incontri dedicati all’identità della fotografia italiana nel contesto internazionale, alla costruzione di una collezione come eredità, alla sostenibilità delle collezioni museali e alle relazioni tra arte e impresa. Il programma si chiuderà domenica con un doppio focus: da un lato il Prix Pictet e il tema della curatela fotografica, dall’altro un confronto tra collezionisti privati che restituiranno uno sguardo interno e spesso invisibile al pubblico.


Le gallerie e le visioni in mostra
La fotografia, qui, non è mai semplicemente documentazione. È visione, costruzione, ipotesi, rivelazione. Cinquanta gallerie selezionate propongono progetti che si muovono con disinvoltura tra le grammatiche della fotografia classica, le sperimentazioni contemporanee e le derive post-fotografiche. Ogni stand diventa un racconto autonomo che dialoga con gli altri, costruendo una costellazione di prospettive sul nostro modo di guardare.
Alcuni progetti si costruiscono come veri e propri dialoghi tra generazioni, come quello tra Lori Sammartino e Marialba Russo. Altri esplorano la memoria, la natura, il rapporto tra scena e realtà. Si percepisce un’attenzione diffusa verso l’immagine come soglia più che superficie: non tanto ciò che mostra, ma ciò che mette in discussione.
Nuove generazioni e progettualità emergenti
The Phair rinnova anche l’attenzione verso le voci emergenti con un progetto curato insieme all’artista Eva Frapiccini, volto a individuare dieci talenti under 40 italiani e internazionali. L’obiettivo è creare uno spazio di visibilità e confronto per autori e autrici che stanno ridefinendo i linguaggi dell’immagine in direzioni ancora aperte, sperimentali, talvolta irregolari ma già necessarie.

Premi, residenze, alleanze
Oltre alla dimensione espositiva, The Phair conferma il proprio impegno nella costruzione di ecosistemi favorevoli alla produzione artistica. I premi e le residenze d’artista, attivati in collaborazione con partner pubblici e privati, non sono semplici riconoscimenti, ma occasioni strutturate di ricerca e sostegno. La presenza del Premio CRT, della Residenza Mario Cucinella Architects, della collaborazione con Just The Woman I Am e con il progetto “Scisti e Vinisti” rafforza l’idea di una fiera capace di estendersi oltre la mostra, dove la fotografia viene anche prodotta, pensata, promossa.