PISA – L’Informatica a supporto dell’archeologia, questo è l’obiettivo di Archaide, Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of Ceramics, il progetto europeo Horizon 2020, appena vinto dall’Università di Pisa. Lo scopo di Archaide è quello di creare un prototipo che sia in grado di agevolare il più possibile il lavoro degli archeologi, in particolare per quanto riguarda l’attività di classificazione delle ceramiche, che sono reperti di fondamentale importanza per capire e datare i contesti archeologici e comprendere i flussi commerciali e le interazioni sociali nel passato.
Letizia Gualandi, professoressa dell’ateneo pisano e coordinatrice del progetto ha spiegato: “La classificazione delle ceramiche antiche richiede oggi competenze complesse, data la specializzazione raggiunta in questo specifico campo dagli studi archeologici nell’ultimo secolo. È un lavoro che richiede tempi lunghi anche perché spesso dev’essere effettuato direttamente sugli scavi, in luoghi lontani dalle biblioteche”.
“L’idea è quindi di aiutare gli archeologi con strumenti tecnologici per ridurre tempi e costi, migliorando l’accesso, il riutilizzo e la valorizzazione del patrimonio in modo sostenibile”.
Il progetto si svilupperà a partire dal 1 aprile con la realizzazione di un’applicazione per smartphone e dispositivi mobili, attraverso la quale, per ottenere l’identificazione del reperto, basterà inviare una foto del reperto ceramico a un database contenente le informazioni sulle varie tipologie di ceramiche in uso nell’antichità. Il sistema inoltre sarà in grado di autoaggiornarsi continuamente, poiché ogni nuova segnalazione andrà ad arricchire automaticamente il database. In sintesi, l’idea è quella di creare una sorta di carta di identità elettronica delle singole ceramiche che andrà a quindi a costituire un archivio di dati in patrimonio comune, disponibili in tempo reale. “Un sito web, che sarà appositamente creato all’inizio del progetto, consentirà a chiunque di seguire il lavoro di ricerca in ogni sua fase”, ha aggiunto la professoressa Gualandi.
Saranno partner del progetto anche il Cnr-Istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione, le università di Tel Aviv (Israele)-School of Computer Science, York (Gran Bretagna)-Archaeology Data Service, Barcellona (Spagna)-Facultad de Prehistòria, Història Antiga i Arquelogia e Koeln (Germania)-Institut für Archäologie. Partecipano inoltre due aziende spagnole, ”Baraka Arqueologos” ed ”ElementsCentre De Gestió i Difusió De Patrimoni Cultural”, e l’italiana Inera srl con il compito di sperimentare sul campo il prototipo che sarà realizzato.