ROMA – Sono attualmente in corso i rilievi da parte dei carabinieri del nucleo Tutela del Patrimonio Culturale in relazione all’atto vandalico compiuto su un dipinto di Van Gogh, nella mattinata i venerdì 4 novembre, attorno alle ore 12, durante l’ennesimo blitz delle attiviste di Ultima Generazione, stavolta a Palazzo Bonaparte a Roma, dove è ospitata la mostra dedicata al pittore olandese.
Entrate con regolare biglietto, le quattro attiviste (tre inizialmente, a cui però si è unita anche una fotografa presente per documentare sul posto l’azione) hanno gettato della zuppa di piselli sul vetro di protezione de “Il seminatore”, dipinto del 1888.
In una nota il gruppo di attivisti, rivendicando l’azione, ha riportato anche alcune richieste: “Interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; procedere a un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20 GW nell’anno corrente, e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile, aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili”.
Ritenendo che i loro non siano atti di vandalismo, ma “un grido disperato di paura, giustificata dagli allarmi alzati da decenni dalla scienza”, gli attivisti fanno sapere che le azioni “non violente” proseguiranno, “finché i cittadini non avranno risposte dal proprio Governo sulle istanze di stop al gas e al carbone e di un deciso investimento nelle rinnovabili”.
Le attiviste, tutte maggiorenni, dopo l’azione compiuta questa mattina (come consuetudine ormai, hanno incollato le mani alla parete), una volta identificate, sono state portate nella caserma dei carabinieri di Roma Centro. Per stabilire il tipo di denuncia che si profila per le quattro giovani si valuteranno anche gli eventuali danni al quadro. In quest’ultimo caso all’accusa di manifestazione non autorizzata si aggiungerebbe il danneggiamento di opera d’arte. Se dovessero essere accertati danni, gli inquirenti potrebbero contestare agli attivisti coinvolti il reato previsto dall’articolo 518 duodecies, relativo al “deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici“, che prevede una condanna da due a cinque anni e una multa da 2.500 a 15.000 euro.
“Attaccare l’arte è un atto ignobile che va fermamente condannato“. Ha commentato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in visita alla mostra nel pomeriggio – “La cultura, che è alla base della nostra identità, va difesa e protetta, non certo utilizzata come megafono per altre forme di protesta. Peraltro – sottolinea Sangiuliano – il nostro patrimonio culturale va tutelato proprio dalle conseguenze del cambiamento climatico“. Per il titolare del Mic, “questo ennesimo gesto non può quindi passare come una legittima espressione di protesta. E’ giusto proprio oggi ricordare – conclude il ministro della Cultura – che i reati contro i beni culturali sono puniti gravemente e che gli autori sono perseguibili penalmente”.
Al momento, secondo Allegra Getzel, responsabile per la mostra sul grande pittore olandese organizzata dalla società Arthemisia in collaborazione con il prestigioso Kröller-Müller Museum di Otterlo, non sarebbe stato rilevato “nessun danno“. Tuttavia, sarà una restauratrice in arrivo stasera nella capitale a valutare più attentamente la situazione del dipinto.
Dichiara altresì Iole Siena, Presidente di Arthemisia : “Sapevamo dal primo giorno che sarebbero venuti a manifestare all’interno della mostra di Van Gogh, eravamo pronti e sapevamo che non si poteva evitare. Le misure di sicurezza adottate hanno fatto si che l’impatto sia stato quasi impercettibile, non avendo potuto portare all’interno della mostra né borse, né zaini né altro di voluminoso. L’opera non ha subito nessun danno, ed è quello che conta. Ciò detto, ritengo che il gesto mediatico – perché di questo si tratta – sia decisamente da condannare, un’azione stupida fatta da gente stupida. Che ottiene l’effetto esattamente contrario a quello voluto, perché identificare gli ambientalisti con i vandali non giova alla loro causa, tutt’altro. Non è facendo azioni orribili che si crea consenso sui temi importanti, e di certo non è distruggendo l’arte che salveranno il pianeta”. Alla fine – conclude Siena – le opere non hanno subito danni, musei e mostre beneficiano di un’attenzione mediatica importante, gli unici che ne escono con le ossa rotte, condannati dall’opinione pubblica e senza risultati concreti, sono proprio i manifestanti”.