MONZA – “Una mostra di alto profilo culturale che rientra nel più ampio piano di promozione dell’intero complesso monumentale del Piermarini”. Così Dario Allevi, Presidente Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, presenta l’esposizione “ANDY WARHOL. L’alchimista degli anni Sessanta”, curata da Maurizio Vanni.
“Grazie a Maurizio Vanni – sottolinea Pietro Folena, presidente dell’Associazione Culturale MetaMorfosi – questa mostra propone una lettura originale di come Andy Warhol ad un tempo fu l’espressione del clima culturale che si respirava negli anni ’60 e negli anni ’70 del secolo scorso, e influenzò e diede forma estetica a molte innovazioni artistiche, comunicative e semantiche affermatesi in quegli anni, che ancora segnano profondamente la nostra era”.
Si tratta dunque di una grande mostra, patrocinata dal Comune di Monza e della Regione Lombardia, dedicata a un vero e proprio “gigante” dell’arte contemporanea che, come evidenzia il curatore Maurizio Vanni, “ha rappresentato la figura di un moderno alchimista nella sua costante trasmutazione della materia nei suoi passaggi dalla fotografia iniziale alla seta (attraverso il processo serigrafico) verso un’ulteriore immagine su tela o su carta così simile, ma al tempo stesso, così difforme dalla precedente”. “Nelle serie dell’artista americano, – sottolinea ancora Vanni – la realtà veniva trasformata, fatta rinascere e virare verso qualcosa in cui tutti potevano riconoscersi: l’oggetto quotidiano che alludeva a qualcosa di altro rispetto alla sua funzione consueta pur rimanendo integro e riconoscibile”.
Warhol sceglie dunque in un vastissimo universo di immagini, componendo una sorta di enciclopedia iconografica che non tralascia nessun aspetto cruciale dell’epoca. Con estrema disinvoltura passa dai prodotti di consumo alimentare, ai ritratti in serie dei divi di Hollywood, senza trascurare la cultura musicale o la rivoluzione sessuale.
La rassegna presenta 140 opere che permettono appunto di immergerci nell’universo creativo del padre della Pop Art; colui che forse più di ogni altro seppe percepire e indagare l’essenza di quel cambiamento culturale ed economico, maturato proprio in quegli anni.
“Viene analizzata non solo la figura dell’artista – ricorda Piero Addis, Direttore Generale della Reggia di Monza – ma anche il rapporto con la società dei consumi e l’evoluzione della cultura americana attraverso una selezione di opere della sua vastissima produzione, affiancate a quelle meno note”.
La Pop Art di Andy Wharol, come diceva egli stesso, “è amare le cose. Adoro l’America…le mie immagini rappresentano i prodotti brutalmente impersonali e gli oggetti chiassosamente materialistici che sono le fondamenta dell’America d’oggi. E’ una materializzazione di tutto ciò che si può comprare e vendere, dei simboli concreti ma effimeri che ci fanno vivere”.
A dare corpo a questa affermazione nel percorso espositivo è presente una specifica sezione dal titolo “Il consumismo con gli oggetti del quotidiano e della serialità”. Warhol, agli inizi della sua carriera, vedeva nell’oggetto di consumo di massa, il simbolo dell’immaginario popolare di cui si nutriva la Pop Art. Ha quindi messo assieme un repertorio che, dalle lattine di zuppa Campbell al detersivo Brillo, con indifferente equanimità non ha dimenticato di rendere omaggio neppure alle banconote di dollari americani.
Nella sezione “Miti oltre il tempo”, la serie di opere dedicate a Marilyn Monroe, realizzata utilizzando una foto pubblicitaria in bianco e nero tratta dal film “Niagara”del 1953, s’incontra con la serie “Jackie”, che vede protagonista Jacqueline Kennedy durante il funerale del marito John Fitzgerald Kennedy, a sua volta protagonista di “Flash”, serie di undici serigrafie che raffigurano la rappresentazione mediatica dell’assassinio del 22 novembre 1963.
La passione di Warhol per la musica viene invece documentata nella sezione “Amore per la musica. Da producer a ideatore di cover”. A seguire quella dedicata ai ritratti di “Personaggi celebri” e alla “Rivoluzione sessuale” di cui Warhol fu testimone e uno dei principali artefici, attraverso la famosa serie “Ladies and Gentleman” del 1975. Si aggiungono infine le foto di Makos, che ritraggono Warhol in abiti femminili, e ancora la proiezione del film Women in revolt del 1971, prodotto da Andy Warhol e girato nella New York del fermento della rivoluzione sessuale. Il film, nella versione italiana, è doppiato da Vladimir Luxuria.
La rassegna è accompagnata da un volume edito da Silvana Editoriale, con la partecipazione della The Andy Warhol Art Works Foundation for the Visual Arts, nel quale sono presenti, oltre ai testi del curatore, di Pietro Folena, di Francesco Gallo Mazzeo, le testimonianze di Vladimir Luxuria, per gli aspetti legati alla rivoluzione sessuale e dei Nomadi, per quelli connessi alla musica.
La mostra, dopo Monza, dal 9 maggio al 24 novembre 2019, raggiungerà tre meravigliosi palazzi storici pugliesi: il Castello Normanno Svevo di Mesagne, Palazzo Tanzarella a Ostuni e Palazzo Ducale a Martina Franca, grazie a un progetto di mostra diffusa sul territorio, già precedentemente realizzato da Puglia Mic-Experience e Associazione Metamorfosi, in collaborazione con la Regione Puglia e i comuni di Martina Franca, Mesagne e Ostuni.
{igallery id=6207|cid=1323|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}
{igallery id=5192|cid=1339|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}
{igallery id=8295|cid=1340|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}
Vademecum
ANDY WARHOL. L’alchimista degli anni Sessanta
Monza, Reggia di Monza Orangerie (viale Brianza, 1)
25 gennaio – 28 aprile 2019
Inaugurazione: giovedì 24 gennaio 2019, ore 18.00
Orari:
Martedì-venerdì, 10.00 – 19.00
Sabato, domenica e festivi, 10.00 – 19.30
Lunedì chiuso
Biglietti:
Intero: €10,00
Ridotto: €8,00 (over 65, ragazzi 7 – 18)
Ridotto convenzioni: €6,00
Gratuito: bambini fino a 6 anni; diversamente abili; giornalisti accreditati, Icom
Info
www.reggiadimonza.it