PAESTUM – Ugo Picarelli, laureato con lode in “Turismo per i beni culturali” e “Comunicazione Pubblica e d’Impresa”, è fondatore e direttore della Borsa mediterranea per il Turismo Archeologico che da ventisei anni, unica al mondo, si svolge a Paestum. Nel 1991 ha creato la Leader, società di cui è tuttora amministratore unico. Coordina l’Osservatorio Parlamentare per il Turismo da aprile 2014 ad oggi. È stato insignito delle onorificenze dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” nel 2006 di Cavaliere, nel 2009 di Ufficiale, nel 2014 di Commendatore e nel 2018 di Grande Ufficiale.
Di seguito l’intervista che Ugo Picarelli ha rilasciato ad Arte Magazine durante lo svolgimento della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico 2024.
D. Come è nata la geniale idea di fondare la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico?
U.P. Da tempo si sapeva della Candidatura di Paestum a Patrimonio dell’Umanità e, occupandomi di turismo per i beni culturali, iniziai ad approfondire la possibilità di mettere in campo un’azione di marketing territoriale che potesse accompagnare il processo di valorizzazione del sito Unesco dichiarato patrimonio dell’umanità il 5 dicembre 1998 a Chioto in Giappone. La prima edizione della Borsa si svolse con qualche settimana di anticipo sulla proclamazione, proprio per accompagnare il sito che di lì a poco sarebbe entrato nel prestigioso contenitore dell’attenzione delle Nazioni Unite.
D. La Borsa del Turismo Archeologico ha dato nuovo impulso a Paestum?
U.P. Bisogna riconoscere che un tempo i turisti che passavano si fermavano soprattutto per comprare la mozzarella di bufala, dunque in precedenza il brand della mozzarella surclassava l’area archeologica. Ovviamente c’è stata la legge Ronchey con la sua ottica di valorizzazione del patrimonio, la riforma Franceschini con le prime domeniche del mese di apertura gratuita, l’autonomia statale di musei e parchi che prevedeva si potessero spendere risorse anche in attività di comunicazione e marketing, la pandemia che ha accelerato criticità che hanno resa necessaria un’offerta museale digitale più al passo con i tempi. Aspetti determinanti un processo grazie al quale la borsa è man mano cresciuta.
D. L’esperienza della borsa in tutti questi anni cosa ha insegnato?
U. P. Avvalendosi dei cambiamenti della società, una maggiore consapevolezza che il patrimonio culturale può determinare sviluppo locale e occupazione. Credo che la Borsa mediterranea del turismo archeologico, nonostante non sia generalista come le grandi fiere di Rimini e di Milano, abbia una sua identità proprio perché contenitore con tante sezioni e, così come le fiere generaliste, metta in campo visioni e proposte. Non essendo soggetti titolati a realizzarle, trasferiamo agli enti pubblici, agli enti locali, le nostre riflessioni e approfondimenti.
D. Cosa migliorerebbe le condizioni attuali del turismo?
U.P. Da un po’ di anni cerchiamo di spingere sia l’attenzione sulle aree interne, perché si colmi la frattura fra loro e la costa; sia nel rendere protagoniste le stazioni dei treni regionali. Collocando imprese presso le stesse stazioni, cooperative giovanili, che possano mettere in campo un’offerta di servizi che vada dall’auto elettrica alla bike elettrica. Stazioni regionali da cui direttamente possano partire, ad esempio, un cammino del Touring Club, un sentiero del CAI, un itinerario lungo le strade del vino, un percorso equestre.
Nel nostro Cilento ci sono tante stazioni di treni regionali così limitrofe a siti culturali conosciuti e meno conosciuti, come la certosa di Padula, le Grotte di Castelcivita. Siti disseminati in comuni che hanno palazzi storici e agriturismi. Proposta destinataanche ai turisti che sono nelle città capoluogo di regione, nelle grandi città d’arte, che in ogni caso soffrono del sovraffollamento turistico. Tutto questo significa creare occupazione, realizzando servizi turistici integrati che è quello che manca: oggi il turismo si gioca sulle destinazioni in grado di un’offerta eterogenea, di grandi opportunità dal punto di vista della qualità e della scelta. Bisogna fare in modo che il patrimonio che abbiamo determini ricchezza per il futuro dei nostri giovani.