FIRENZE – Al via, dal 18 gennaio 2022, la mostra “Seduzione” dell’artista belga Koen Vanmechelen (Sint-Truiden, 1965) che con le sue fantastiche e inquietanti creature popola le Gallerie degli Uffizi.
Trenta le installazioni, dedicate ai temi dell’evoluzione e dell’ibridazione, disseminate tra i classici capolavori del museo, dalle iguane cornute, alla tigre rossa accucciata nella sala della Niobe, fino alle inedite versioni della Medusa in marmo e vetro, posizionate nella principale delle sale caravaggesche.
Un dialogo suggestivo e spiazzante quello che Vanmechelen, pittore, scultore, performer, è riuscito a creare tra le sue creature e le opere della collezione degli Uffizi. Tutti i lavori in mostra sono stati specificamente realizzati per gli ambienti del Museo e mettono a fuoco i concetti primordiali, archetipici e antitetici, che da sempre nutrono l’immaginario umano: vita-morte, umano-divino, terreno-spirituale, naturale-artificiale.
“Le opere di Vanmechelen – dice il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt – sembrano inserirsi spontaneamente tra quelle della collezione storica, e creano degli ibridi tra il modello antico e lo sviluppo contemporaneo analoghi alla contaminazione biologica che l’artista pratica in prima persona, da decenni, in campo naturalistico, tra varie specie di pollame. L’immagine del pollo diventa dunque avatar e specchio dell’uomo, come nel famoso commento di Diogene a Platone. In questa maniera la creazione artistica viene letta in chiave ecologica (e viceversa: la natura diventa arte) aprendosi ad orizzonti di pressante attualità”.
“In questo momento, nell’Antropocene – spiega l’artista – abbiamo bisogno di una nuova rinascita globale. Abbiamo bisogno di un Rinascimento cosmopolita. Questa nuova narrazione deve essere basata sulla comprensione dell’interconnessione di tutti gli esseri viventi. Il parallelo con il Rinascimento italiano è chiaro. L’arte, essendo pensata per il futuro, è il mezzo per favorire e proiettare nuove narrazioni nel mondo. L’arte è da sempre il tessuto connettivo dell’esistenza umana. Chiarisce, apre prospettive e connette attraverso la diversità. Aspira a seminare Ubuntu, termine bantu che si riferisce alla credenza in un legame universale di condivisione che collega tutta l’umanità. Questa realizzazione nasce vedendo nell’altro il riflesso della propria immagine di sé, una immagine che è portatrice del passato e del futuro“.
Accompagna la mostra, che resterà aperta fino al 20 marzo 2022, un catalogo edito da Giunti, presto disponibile in lingua italiana e inglese, con contributi dei curatori, dell’artista e di Jorge Fernandez, Mario Botta, Chido Govera, Adriano Berengo.