LUGANO – Il LAC di Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana, ripercorre, a partire dal 28 febbraio, la carriera artistica del grande artista russo Aleksandr Rodčenko.
Uno dei maggiori rappresentanti dell’avanguardia russa, trova la sua celebrazione nel percorso espositivo, pensato e realizzato da Olga Sviblova, fra le massime esperte di fotografia e d’arte delle avanguardie sovietiche, direttrice del Multimedia Art Museum di Mosca e curatrice del Padiglione Russo alla Biennale di Venezia del 2009.
Si tratta di una esposizione in grado di tracciare un quadro completo ed esaustivo della figura del grande artista, noto per il suo eclettismo e la sua versatilità creativa, che riuscì ad utilizzare con maestria le differenti tecniche espressive dell’epoca, applicando il proprio talento alla pittura, al teatro, al cinema, alla fotografia, anche se alla fine scelse proprio quest’ultima come suo mezzo artistico principale di espressione. In possesso di una camera Leica Rodchenko cominciò a fotografare balconi, scale, finestre e muri, dando all’oggetto ordinario e quotidiano una nuova interpretazione, grazie a tagli obliqui e punti di vista inconsueti.
Attraverso i suoi scatti riuscì anche a documentare la Mosca del primo ventennio del Novecento, l’architettura, le attività ginniche e sportive, il lavoro. Immagini tese a sottolineare la modernità e la vitalità della città nel periodo post Rivoluzione d’Ottobre. Con l’avvento del regime stalinista la posizione di Rodčenko si fece più difficile, pur realizzando foto di stampo giornalistico. L’opera fotografica di Aleksandr Rodčenko, infatti, spesso arricchita da uno spirito romantico e utopico, venne ritenuta in qualche modo troppo legata alla forma estetica a scapito del contenuto, tradendo così quello che veniva considerato vero fotogiornalismo. Per tale motivo alcune sue foto furono addirittura messe al bando, perché intrise di un messaggio troppo onirico e fantastico, non in linea con quelli che erano gli ideali del regime.
Anche gli scatti dedicati alla costruzione del canale tra il Mar Baltico e il Mar Bianco, pur realizzati con l’intento di celebrare una grande impresa ingegneristica (essi erano destinati infatti alla pubblicazione internazionale “URSS in costruzione”), lasciano trasparire quell’aspetto sinistro di un’impresa che si rivelerà tanto inutile quanto costosa in termini umani.
Il percorso espositivo si chiude con tre Costruzioni spaziali: sculture aeree ideate fra 1920 e 1921, fra le prime espressioni dell’estetica costruttivista. Sono sculture composte da sagome geometriche, ovali, esagoni, quadrati, progressivamente più piccoli, ritagliate da uno stesso foglio di metallo o di compensato. Tali opere mettono in luce un ulteriore aspetto della creatività di Rodčenko.