Alba, conosciuta nel mondo per il suo il tartufo bianco, i paesaggi vitivinicoli e la ricca tradizione enogastronomica, conquista oggi una nuova vetta: è stata nominata Capitale italiana dell’Arte Contemporanea grazie al progetto “Le fabbriche del vento”, un’iniziativa che fonde rigenerazione territoriale, creatività artistica e partecipazione diffusa in una visione strategica e condivisa. A convincere la giuria, presieduta da Lorenza Baroncelli, è stata una proposta culturale di altissimo profilo, radicata nella storia ma capace di proiettarsi verso il futuro. Un progetto che ha fatto di Alba un laboratorio a cielo aperto, dove l’arte contemporanea dialoga con il paesaggio, coinvolgendo comunità, istituzioni, artisti emergenti e consolidati, scuole e cittadini.
Alba: una città laboratorio tra cultura e territorio
Situata nel cuore delle Langhe, patrimonio mondiale UNESCO, Alba ha da sempre saputo coniugare l’eccellenza del territorio con una spiccata vocazione culturale. La città, che ha dato i natali a scrittori come Beppe Fenoglio e vanta una fitta rete di musei, fondazioni e festival, ha progressivamente costruito un’identità che va oltre la tradizione per abbracciare la sperimentazione. Nel corso degli anni, Alba ha saputo trasformare le sue peculiarità – paesaggi collinari, borghi storici, aree industriali dismesse – in spazi di innovazione culturale. Il progetto “Le fabbriche del vento” incarna pienamente questa visione: un piano integrato che coniuga mostre, installazioni, arte pubblica e rigenerazione urbana, creando un sistema culturale diffuso in grado di valorizzare il territorio e le sue risorse in chiave contemporanea.
“Le fabbriche del vento”: un progetto di arte diffusa e inclusione sociale
Il titolo del progetto, “Le fabbriche del vento”, è evocativo. Rimanda all’idea di un’industria immateriale fatta di creatività, scambi e immaginazione, che prende forma non solo nei luoghi canonici dell’arte, ma in tutta la città: nei quartieri periferici, negli edifici in disuso, nei paesaggi rurali. L’arte contemporanea diventa così uno strumento per ripensare gli spazi urbani, attivare le comunità e promuovere una nuova forma di cittadinanza culturale. Uno degli elementi centrali del progetto è proprio l’inclusione: accanto alle grandi mostre e agli eventi di rilievo internazionale, il dossier prevede percorsi formativi per giovani e scuole, iniziative dedicate all’accessibilità e alla partecipazione di persone con disabilità o in condizioni di marginalità. La cultura, in questa visione, non è un lusso per pochi ma una leva per costruire coesione sociale e opportunità.
Una governance partecipativa per una visione sostenibile
Altro punto di forza che ha convinto la giuria è il modello di governance partecipativa adottato da Alba. Il progetto non è stato calato dall’alto, ma è il risultato di un’ampia concertazione tra amministrazione comunale, istituzioni culturali, enti del terzo settore, artisti, scuole e imprese locali. Una rete solida che garantirà sostenibilità economica e continuità progettuale anche oltre l’anno da Capitale. Come ha sottolineato il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, la Capitale italiana dell’Arte Contemporanea non è solo un riconoscimento, ma un investimento nel futuro delle città che scelgono di mettersi in gioco, valorizzando il proprio patrimonio materiale e immateriale. “Non si premia una carriera, ma una visione”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza della progettualità a lungo termine.
Un milione di euro per il futuro dell’arte ad Alba
Il titolo di Capitale italiana dell’Arte Contemporanea porta con sé anche un contributo statale di un milione di euro, che sarà destinato alla realizzazione delle attività previste nel dossier. Un’occasione unica per consolidare quanto già costruito e per lanciare nuovi progetti capaci di rendere Alba un punto di riferimento nazionale e internazionale per l’arte contemporanea. In un contesto in cui l’arte spesso fatica a dialogare con il territorio, Alba dimostra che è possibile fare cultura in modo diffuso, accessibile, sostenibile e partecipato. “Le fabbriche del vento” non sono solo una metafora poetica, ma la concreta testimonianza di come una piccola città possa diventare motore di innovazione, creatività e inclusione sociale.








