CASERTA – Dietro le quinte della Reggia di Caserta si apre un nuovo capitolo, fatto di riscoperta, studio e accessibilità. Non si tratta di una semplice riorganizzazione degli spazi, ma di un cambiamento radicale di prospettiva: i depositi del Complesso vanvitelliano – per la prima volta nella sua storia – saranno visitabili. Un passo che trasforma luoghi tradizionalmente destinati all’invisibilità in aree di fruizione culturale attiva, restituendo dignità a centinaia di manufatti rimasti per decenni ai margini del racconto museale.
La campagna di ricognizione e il recupero diffuso
L’operazione parte da una ricognizione capillare condotta nel corso dell’ultimo anno: un’indagine sul campo tra le pieghe nascoste del Palazzo e del Parco, alla ricerca di spazi da destinare a deposito e di oggetti dispersi o mai inventariati. Ne è emersa una mappatura sorprendente, non solo per la quantità dei beni, ma per la loro varietà e delicatezza. Dipinti, arredi, modelli architettonici, tessuti sacri, elementi scenografici, cornici, ceramiche, bronzetti: un patrimonio composito, in parte compromesso dallo stato degli ambienti o dalla mancanza di una documentazione archivistica organica.
Depositi specializzati e nuovi spazi museali
L’obiettivo, fin dall’inizio, è stato chiaro: ricostruire la storia sommersa di questi oggetti e restituirli a un contesto museale, anche se in forme nuove. Da qui la creazione di depositi specializzati, differenziati per tipologia e funzione, in grado di garantire le migliori condizioni conservative. Accanto agli spazi dedicati alla custodia di dipinti, documenti, materiali lapidei e tessili, sono stati allestiti anche magazzini per oggetti storici meno rilevanti ma non privi di interesse, oltre a ricoveri temporanei per mostre e allestimenti.
Un’attenzione particolare è stata riservata al processo di movimentazione delle opere, affidato a ditte specializzate e supportato da interventi di infrastrutturazione e messa in sicurezza. In parallelo, si è avviata una sistematica attività di catalogazione e digitalizzazione, affiancata da interventi di restauro puntuali e mirati, laddove necessari.
Oltre mille oggetti già recuperati
I numeri già raccontano l’imponenza del progetto: oltre 290 dipinti su tela e legno, 130 cornici, 200 sedute, 280 bronzetti, 212 oggetti in vetro, 75 ceramiche, centinaia di tessuti e paramenti sacri, 37 rotoli di stoffa, materiali presepiali e una collezione lapidea in espansione, proveniente anche da recenti recuperi nell’ex convento dei Passionisti e nel Parco. A ciascun oggetto è stata assegnata una scheda analitica e una collocazione cronologica, a testimonianza della volontà di trasformare i depositi non in meri contenitori, ma in archivi viventi della storia del complesso.
Verso una nuova fruizione del patrimonio
La futura apertura al pubblico di questi spazi – finora prerogativa degli addetti ai lavori – rappresenta un salto culturale: i depositi diventano luoghi di conoscenza, ricerca, formazione. Ambienti dinamici dove sarà possibile organizzare visite guidate, laboratori, percorsi tematici e attività educative, offrendo nuove chiavi di lettura sulla storia e l’identità della Reggia.
Tutela, accessibilità e innovazione
In questo lavoro di lungo respiro, che coniuga tutela, innovazione e accessibilità, si intravede la volontà di restituire alla Reggia di Caserta il ruolo di grande organismo culturale in costante evoluzione. Un’istituzione capace non solo di custodire, ma di rileggere e attivare il proprio patrimonio, anche nelle sue zone d’ombra.