FIRENZE – Dopo gli interventi di Jan Fabre, Urs Fisher e Jeff Koons e la presentazione di un’opera di Giuseppe Penone, dal 2 ottobre 2021, due luoghi simbolo di Firenze, Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio, vengono “abitati” da due progetti installativi di Francesco Vezzoli.
Francesco Vezzoli in Florence, è il progetto a cura di Cristiana Perrella e Sergio Risaliti, rispettivamente direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e del Museo Novecento di Firenze, che mette in dialogo arte contemporanea e patrimonio storico artistico della città.
Vezzoli è peraltro il primo artista italiano vivente a realizzare un’opera site-specific per Piazza della Signoria, appositamente concepita per l’occasione.

Il progetto
In Piazza della Signoria è stato installato su un basamento antico un monumentale leone rampante novecentesco che stritola tra le fauci una testa romana del II secolo d.C., un pastiche tra diverse epoche artistiche che è diventato la cifra di molte opere recenti dell’artista.
Il progetto comprende poi una seconda scultura all’interno dello Studiolo di Francesco I de’ Medici a Palazzo Vecchio, uno scrigno prezioso carico di misteriose suggestioni iconografiche, esoteriche e astrologiche realizzato tra il 1569 e il 1573, che per la prima volta in assoluto ospiterà un’opera di arte contemporanea. Su una figura di togato romana è stata innestata una testa “metafisica” di bronzo, citazione de Gli archeologi di De Chirico, una delle opere che meglio rappresenta il recupero della classicità in epoca moderna.
Con questi interventi Vezzoli intende rammentare che l’arte è sempre, prima di tutto, un fatto mentale e che i ready made, gli assemblage antico – moderno, sono una pratica dalle radici molto antiche, come ci insegna anche il Ganimede di Benevenuto Cellini realizzato ricomponendo parti di una scultura antica.
Tuttavia, rispetto ai restauri rinascimentali, Vezzoli si inserisce nel percorso concettuale di De Chirico e Savinio, dando vita a ibridi sconcertanti, collage linguistici che rigenerano le forme della tradizione ma che hanno una vita propria. Un mondo surreale fatto di archeologia e fantasia, memoria e invenzione, dove la cultura classica, non è più modello immutabile, atemporale, ma materia da scomporre e ricomporre, da attualizzare nel presente, proponendosi come spunto di riflessione artistica – e non ideologica – su argomenti come identità, autorialità, e su come ricordare il passato, senza rinnegarlo o cancellarlo.

Dopo l’intervento nello spazio pubblico di Firenze, il Centro Pecci di Prato dedicherà a Francesco Vezzoli una mostra personale da febbraio 2022