PERUGIA – Importanti reperti etruschi sono stati sequestrati dai Carabinieri Tpc, Nucleo operativo Tutela Patrimonio Culturale, a seguito di una meticolosa indagine.
Gli oggetti, di eccezionale valore storico, comprendono 8 urne litiche etrusche, 2 sarcofagi e un ricco corredo funerario risalente al III secolo a.C., provenienti da un ipogeo situato a Città della Pieve.
Il valore complessivo del ritrovamento è stimato in circa otto milioni di euro. Le urne, scolpite in travertino bianco umbro, presentano decorazioni ad altorilievo raffiguranti scene mitologiche e battaglie, alcune impreziosite da pigmenti policromi e foglie d’oro. Per quanto concerne i due sarcofagi, uno è al momento rappresentato dalla sola copertura e l’altro è invece completo dello scheletro del defunto.
Le indagini: un puzzle ricostruito con massima precisione
Le indagini, iniziate nell’aprile 2024, sono scaturite dalla segnalazione di un possibile scavo abusivo nell’area compresa tra Chiusi e Città della Pieve. Grazie alla collaborazione di un docente dell’Università di Roma Tor Vergata, le fotografie di urne cinerarie circolanti sul mercato nero sono state ricondotte a una necropoli etrusca legata alla gens Pulfna, una famiglia aristocratica già nota grazie a ritrovamenti precedenti.
Attraverso tecnologie avanzate, tra cui droni, intercettazioni telefoniche e un’analisi approfondita degli archivi amministrativi locali, gli investigatori sono riusciti a identificare i responsabili dello scavo clandestino, tra cui un imprenditore locale. L’area esatta è stata individuata e perquisita.
Gli esperti del Ministero della Cultura hanno confermato che i reperti appartengono a un unico contesto funerario, un raro esempio di tomba a ipogeo etrusca associata, appunto, alla gens Pulfna. Il corredo funebre, particolarmente ricco, include suppellettili e vasellame, oltre a manufatti come uno specchio in bronzo raffigurante la lupa che allatta Romolo, un’immagine rarissima nella cultura etrusca, un balsamario contenente ancora tracce organiche del profumo utilizzato in antichità, un pettine in osso, situle e oinochoe in bronzo.
L’operazione di recupero è considerata tra le più significative, non solo per la quantità e la qualità dei reperti, ma anche per il loro stato di conservazione e il fatto che provengano da un unico sito.
“Il recupero dei contesti funerali etruschi di Città della Pieve ci ricorda la rilevanza che il patrimonio archeologico, culturale e storico riveste per tutto il territorio italiano. – Ha commentato il ministro della cultura Alessandro Giuli – Gli oltre 50 elementi recuperati del corredo funebre, i due sarcofagi, le otto urne offrono una nuova opportunità per immergersi nell’affascinante universo etrusco e ancora una volta raccontano un frammento fondamentale della complessa stratificazione delle società che nel corso dei millenni hanno animato la storia d’Italia e hanno contribuito o a formare la nostra identità nazionale che qui viene protetta, tutelata e valorizzata“.
“Tante – ha infine sottolineato il ministro – sono state le operazioni di recupero condotte nell’ultimo anno: dai 750 reperti archeologici rimpatriati da Londra ai 60 reperti archeologici, del valore stimato di oltre 20 milioni di dollari, rimpatriati dagli Stati Uniti. Senza dimenticare il rientro del prezioso incunabolo del 1493 in cui Cristoforo Colombo, tornando dall’America, descrive il proprio viaggio alle aree di Spagna e che proprio il governo statunitense, grazie al lavoro della diplomazia, ha accettato di restituire“.