CHIETI – Il fotografo Luigi Spina è tra i finalisti della 73a edizione dello storico Premio Michetti dal titolo Figura, figurae. L’immagine delle immagini, a cura di Nunzio Giustozzi, promosso dalla Fondazione Michetti, in collaborazione con il Museo Barbella di Chieti e con l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo.
Dalle sculture classiche ai reperti archeologici, fino al rapporto tra arte e sacro
Luigi Spina è noto per le sue numerose ricerche fotografiche incentrate su anfiteatri, il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, le antiche identità culturali, il confronto con la scultura classica, l’ossessiva ricerca sul mare, le cassette dell’archeologo sognatore (Buchner), e altre tematiche in cui l’azione culturale e sociale è mediata dalla fotografia.
Di recente è stato protagonista delle mostre personali Sing Sing. Il corpo di Pompei e I Confratelli presso il MANN di Napoli – progetti raccolti nei volumi pubblicati dalla casa editrice 5 Continents Editions – è tra i finalisti della 73a edizione dello storico Premio Michetti dal titolo Figura, figurae. L’immagine delle immagini, a cura di Nunzio Giustozzi, promosso dalla Fondazione Michetti in collaborazione con il Museo Barbella di Chieti e con l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo.
Sempre recentemente ha indagato attraverso il mezzo fotografico i gessi di Antonio Canova, al centro del progetto editoriale Canova, quattro tempi edito da 5 Continents Editions e della recente mostra Canova tra innocenza e peccato promossa dal MART di Rovereto.
Una mostra con 39 scatti dal progetto Matres
In occasione de Premio, Spina presenta per la prima volta al pubblico, dal 30 luglio al 25 settembre 2022, nelle sale di Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare (CH), sede di Fondazione Michetti, una selezione di 39 scatti inediti in bianco e nero tratti dal progetto MATRES. L’anima di questa terra è il fango, dedicato alla sua terra, la Campania.
Le Matres – “Madri” sono preziose statue di tufo raffiguranti divinità femminili, oggi conservate al Museo Campano di Capua. Vennero alla luce nel 1845, casualmente, presso il fondo Patturelli nel territorio di Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua. Sedute, come in trono, con gli infanti sul grembo, furono una scoperta eccezionale: uniche nel loro genere e strettamente connesse con l’identità della terra campana, databili dal V al II sec. a.C., sono divenute nel tempo simboli della Terra di Lavoro, come è stata chiamata la provincia di Caserta, e rappresentano un inno alla vita e alla fecondità.
Con questo nuovo progetto, Spina indaga attraverso il mezzo fotografico il rapporto che si instaura fra i corpi scolpiti nel tufo e il territorio al quale appartengono, rivendicando un ruolo identitario per queste sculture che diventano epicentro di un complesso racconto visivo.
Dalle fotografie di Spina emerge la relazione delle Madri con il paesaggio e il lavoro campani, richiamando ora le superfici irregolari dei banchi tufacei, caratteristici del territorio, ora le colture di tabacco, canapa e granturco. Le Madri simboleggiano anche un tempo idilliaco in cui uomo e natura vivevano in simbiosi, un passato ormai annebbiato dalle logiche industriali degli ultimi quarant’anni, dall’inquinamento e dalla speculazione edilizia, che hanno reso il lavoro un’idea utopica.
“Rugose, taglienti, per alcuni mostruose, ma simbolo della vita e segno di una forte identità culturale. – Spiega Spina – Un’appartenenza culturale e sociale forgiata attraverso il ripetersi, per generazioni, degli stessi riti alla Madre Terra. Gesti per propiziarsi la fertilità della terra e delle donne. Queste Madri ci restituiscono l’immagine di un popolo che non c’è più, di una terra dimenticata, ma la loro fede è ancora intatta. La loro terra è la mia terra. Oggi è distrutta e intrisa di veleni. La speculazione edilizia, la camorra, la disoccupazione e il male oscuro, senza tempo, dell’immondizia. Il casertano è avvolto da una nube tossica che non ci consente più di vivere, di lavorare e di sperare. Casertano è disprezzare della gente, una cultura e definire una razza. Ci resta la Fede tramandata da quelle facce silenziose, con quegli infanti tra le braccia, simbolo delle generazioni che verranno. Credere nella propria identità culturale. Autocoscienza costruita, da generazioni, nella nuda terra. Quel fango nero degli antichi campani è la nostra anima”.
L’assegnazione del Premio
Insieme a Luigi Spina,gli artisti italiani in concorso per la 73a edizione del Premio Michetti sono: Giulio Catelli, Paolo Delle Monache, Roberto De Santis, Monica Ferrando, Giovanni Gasparro, Elena Giustozzi, Matteo Massagrande, Luca Pignatelli, Marzio Tamer, Sandro Trotti, Velasco Vitali, Rita Vitali Rosati.
Il Premio Michetti sarà assegnato sabato 30 luglio alle ore 19.00 presso la sede della Fondazione Michetti, a Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare.
Presidente della Giuria di questa edizione è lo storico dell’arte Costantino D’Orazio, Curatore presso la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Membri della giuria: Angelo Piero Cappello (Direttore Centro per libro e la lettura), Alessandro Caruso (Vicedirettore The Watcher Post), Lella Mazzoli (Direttore Istituto Formazione Giornalismo di Urbino), Cristina Ricciardi (Storica dell’arte Università d’Annunzio di Chieti-Pescara), Daniela Simoni (Presidente Centro Studi Osvaldo Licini) e Andrea Lombardinilo (Presidente Fondazione Michetti).
Novità 2022 è la prima edizione del Premio “Digital Michetti”, che sarà assegnato dal voto digitale degli appassionati d’arte e degli affezionati del Premio Michetti, che potranno votare le opere in concorso in anteprima su www.fondazionemichetti.it
Vademecum
MATRES. L’anima di questa terra è il fango
dal 30 luglio al 25 settembre 2022 alla Fondazione Michetti
Palazzo San Domenico, Francavilla al Mare (CH)