Questo è, in realtà, un “libro politico”, nel senso più alto delle giornate promosse dalla Camera, alle quali, con quest’esposizione, MetaMorfosi è onorata di partecipare. E’ un libro politico perché quella dell’ ”Unità della lingua e dei mezzi per diffonderla” fu una grande questione politica, e Manzoni offre al MinistroEmilio Broglio le ragioni profonde, che affondano le loro radici nella storia italiana, per cui il “fiorentino” non poteva essere considerato dialetto, ma naturalmente doveva divenire la lingua degli italiani.
Ed è un libro politico perché, come già si fece in occasione del 150° dell’Unità esponendolo a Torino, il testo custodito alla Biblioteca Reale, col suo prezioso cofanetto, offre le ragioni per cui la lingua italiana, da Dante a Manzoni fino ai giorni nostri, ha bisogno di un forte e deciso intervento politico -chiesto da anni dall’Accademia della Crusca, e auspicato in tempi più lontani, mi permetto qui di ricordarlo, da Gianfranco Folena- per essere difeso e promosso, come lingua della cultura e della qualità. L’Italiano in Europa e nel mondo è sinonimo della bellezza, della poesia, del Rinascimento, della creatività. Non è il dialetto residuale di un mondo anglofono, ma una lingua universale della cultura. Senza dimenticare la lezione dell’indimenticabile Professor Grammaticus di Gianni Rodari, l’italiano ha bisogno anche in ogni luogo di una decisa difesa del congiuntivo, del corretto uso delle doppie, di una buona pratica delle regole della lingua.