PISA – Un team di ricerca di archeologi del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa si è recato in missioni in alcuni dei più importanti musei europei per studiare gruppi di figurine in fango o argilla cruda egizie e nubiane, riuscendo a identificare le tracce di lavorazione e le impronte digitali degli autori di queste figurine di fango.
Lo studio è stato portato avanti nell’ambito del progetto di ricerca “Process – Pharaonic Rescission: Objects as Crucibles of ancient Egyptian Societies“, diretto dal professor Gianluca Miniaci che, insieme a Vanessa Forte e Camilla Sale.
Si tratta di figurine risalenti all’età del Medio Bronzo in Egitto (2000-1500 a.C.), provenienti da diversi contesti archeologici egiziani e nubiani. Le tracce sui manufatti sono state identificate grazie all’utilizzo di un microscopio portatile Dinolite e la modellazione fotogrammetrica 3D.
“Queste piccole statuette – spiega il professor Gianluca Miniaci – rappresentano soggetti multipli (uomini, animali, nemici da maledire, figure femminili propiziatorie), ma sono tutte accomunate dal materiale povero di cui sono fatte, il fango e l’argilla del Nilo, un materiale considerato ‘povero’. Se infatti di solito l’opinione pubblica è affascinata dai ‘tesori’ dell’antico Egitto, gioielli d’oro, d’argento, intarsiati con lapislazzuli e avorio, statue in alabastro e granito, sarcofagi del prezioso legno di cedro, il fango racchiude al suo interno altri tesori nascosti, che l’archeologo ha il compito di portare alla luce”.
“Grazie al progetto Process – aggiunge Miniaci – stiamo recuperando quei segni quasi invisibili che invece gettano luce proprio sull’identità delle persone meno note dell’antico Egitto, come gli artigiani e gli abitanti dei villaggi, individui comuni troppe volte ignorati dalla storia dei grandi eventi. Inoltre, lo studio di queste figurine sta rivelando fondamentali informazioni sulle credenze, i comportamenti e le aspettative dei comuni abitanti dell’antico Egitto, spesso oscurate dalle solenni dottrine professate dei faraoni e dagli alti funzionari” – conclude.