Gisella Blanco
Continua il focus sulle riviste culturali che presentano Arte e Poesia con la seconda parte dedicata a Laboratori Poesia, corrispettivo online di Laboratori Critici. In un universo ricco di punti di riferimento di cui abbiamo trattato (Laboratori Critici, Infiniti Mondi, Acta Non Verba) e di cui tratteremo (tra le altre la prestigiosa rivista L’Ulisse), Laboratori Poesia apre da quest’anno una sezione dedicata ai ritratti poetici del noto fotografo Dino Ignani.
Un progetto in fieri che vede, in una sezione grafica (QUI) e in una a blog (QUI), esposti 40 anni di fotografie di poeti italiani che, accanto alla foto, prestano anche un testo poetico di accompagnamento.
Intimi ritratti
Gli “Intimi ritratti” di Dino Ignani sono un progetto che viene da lontano, da una Roma degli anni Ottanta nella quale i poeti erano ancora pochi.
Tali ritratti fotografici sono frammenti di reale strappati alla fuga del tempo, intuizioni fulminee appoggiate allo sguardo del poeta, immortalato nella purezza espressiva del bianco e nero.
Dino Ignani, tutt’ora attivo nel suo progetto fotografico sulla poesia che dura da circa quarant’anni, si occupa di fermare l’immagine dei grandi poeti che ha incontrato e che hanno suscitato la sua attenzione nonché la curiosità d’indagine visiva e percettiva. Molti dei suoi ritratti rappresentano le immagini più celebri e più diffuse dei grandi poeti del Novecento, spesso selezionate per le copertine dalle medie e grandi case editrici come Mondadori, Garzanti, Neri Pozza e Giunti. “Intimi ritratti” sono visioni sulla comunicazione non verbale del poeta che sembrano partecipare della sua stessa poetica attraverso una fusione dell’arte visiva con quella letteraria.
Un archivio, quello di Dino, che dal suo sito è diventato, non di rado, protagonista di mostre e di incontri pensati ad hoc. Da oggi, farà parte anche di una mappa nata da un’idea di Alessandro Canzian, fondatore della Samuele Editore e del lit-blog Laboratori Poesia.
“La Mappa dei Poeti Italiani nasce a seguito della Mappa dei Poeti Internazionali, o World Wide Poets, che alcuni hanno già abbreviato in WWP, pubblicata su Laboratori Poesia mercoledì 16 febbraio 2022 a partire da un’iniziativa di Rocío Bolaños. Una mappatura, cioè, non esaustiva ma in fieri, che si appoggia a un criterio molto semplice: gli autori che abbiamo tradotto. Senza alcuna pretesa di esaustività né dichiarazione di valore od esclusione. L’amicizia storica con Dino ci ha fatto immaginare una cosa simile per i poeti italiani: una mappatura non completa, non qualitativa nel senso che non pretende di dichiarare chi è poeta e chi no, ma il punto di vista di uno dei più importanti artisti della fotografia italiana e non solo”. Queste le parole di Alessandro Canzian, che ben sottolineano l’esigenza di definire un criterio non meritocratico in una realtà editoriale che, da almeno vent’anni, produce antologie e mappature per definizione mai esaurienti.
Evitando, quindi, la prova impossibile implicita nella selezione degli autori contemporanei, la “Mappa dei poeti italiani” si affida alla percezione artistica delle fotografie già scattate da Dino Ignani (o che scatterà in futuro, poiché si tratta di un progetto in fieri come la WWP) con l’obiettivo di tracciare una toponomastica dei poeti viventi in Italia.
Si può raccontare la storia della poesia italiana e internazionale attraverso la posa simbolica e, spesso, profetica dei suoi autori? “Intimi ritratti” nasce da un’intuizione innovativa di Dino, nel grembo del Festival Internazionale di Poesia del 1979 promosso da Franco Cordelli, Simone Carella e Ulisse Benedetti. Un’Italia appena uscita dagli anni di piombo si rialzava anche attraverso progetti culturali come quello, appena citato, di poesia sulla spiaggia di Castel Porziano a cui aderirono non solo moltissimi italiani ma anche poeti stranieri come Evgenij Aleksandrovič Evtušenko dalla Russia e i componenti della Beat Generation (Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti, Gregory Corso, Peter Orlovsky, Amiri Baraka, etc) arrivati dall’America per partecipare a quella maratona poetica che sarebbe durata tre giorni. Fu proprio quell’evento a suscitare in Dino la curiosità e l’interesse per il mondo dei poeti. Elio Pecora gli fece amichevolmente dono, così, di una lista di nomi e di numeri telefonici da contattare per iniziare quella rassegna di ritratti la cui collezione, tutt’ora, è destinazione molto ambita degli autori di poesia. Le prime reazioni dei poeti alla chiamata di Dino sono state disparate: alcuni di loro accettarono subito e con entusiasmo, altri ne furono sorpresi e, non sempre, riuscirono a coordinare i loro impegni con il progetto fotografico. Giorgio Caproni, ad esempio, all’inizio era schivo ma, poi, regalò a Dino “Erba Francese”, il libriccino del viaggio a Parigi con la figlia Silvana. Dacia Maraini, invece, al primo contatto telefonico era in partenza per la Cina. La prima parte del progetto annoverò trentanove poeti e, cioè, coloro che stavano a Roma. Nel 1989, Dino decise di porre fine al progetto, proprio per via di quel numerus clausus di poeti residenti nella Capitale. I grandi assenti dai ritratti di Dino, come Mario Luzi, Giovanni Raboni e Andrea Zanzotto, parteciparono alla narrazione sulla narrazione della storia poetica italiana proprio attraverso la loro mancanza che era motivata dalle difficoltà logistiche ed economiche di spostarsi per il territorio nazionale. L’immagine fotografica di Sandro Penna, invece, non è presente nella galleria di Dino perché il poeta venne a mancare pochissimi anni prima dell’inizio del progetto.
A distanza di dieci anni dalla chiusura della prima parte di “Intimi ritratti”, Francesca Vitale, giornalista Rai, convinse Dino a riprendere le fila di quel racconto per immagini della poesia. Intorno al 2000, Marco Giovenale, proprio come aveva fatto Elio Pecora in passato, fornì a Dino una nuova lista di nomi e di contatti di autori di poesia da immortalare. Oggi, la galleria dei poeti presente sul sito di Dino conta oltre trecento nomi: i limiti territoriali sono del tutto svaniti e i molti festival che si organizzano per le varie regioni agevolano incontri ed empatie artistiche. Anche l’aspetto, le abitudini e le scelte dei poeti sono molto cambiate dalla fine del Novecento. I primi trentanove poeti si sono fatti ritrarre nelle loro abitazioni. Oggi, invece, le fotografie hanno svariati scenari e il luogo dell’immagine dipende dalle situazioni e dalla scelta concordata. Dino, però, quando è possibile, predilige gli interni e lascia in sottofondo gli oggetti circostanti, come se fossero voci sussurrate di sagome che non si possono mettere a fuoco. In ogni caso, la teatralità è bandita: non compaiono mai, nemmeno sullo sfondo, immagini monumentali o architettoniche e il mezzo busto dei poeti si staglia al centro della visione artistica.
Tutti gli “Intimi ritratti” sono in bianco e nero, per continuare quella tradizione iniziata in un frangente storico in cui era quasi impossibile sviluppare e stampare a casa delle immagini a colori.
Moltissimi ricordi, talvolta commoventi, sono scalfiti nella memoria di Dino che ha immortalato quasi tutti i maggiori poeti contemporanei, consegnando al patrimonio storico-letterario italiano un bagaglio etico-visivo necessario e indimenticabile. Dino racconta, per esempio, che mentre gli stava scattando delle foto, Elio Filippo Accrocca si fermò a osservarlo e, con tono addolorato, gli confessò che le sue movenze gli ricordavano quelle del figlio da poco venuto a mancare per un incidente stradale. Particolare e stupefacente fu, invece, il primo incontro di Dino, ancora molto giovane, con Amelia Rosselli, nel maggio del 1983: appena entrato nell’appartamento di via del Corallo, Amelia gli mostrò una parete che aveva dovuto imbiancare perché era convinta che qualcuno, la settimana precedente, si fosse intrufolato in casa, mentre lei era fuori, per lasciarle una scritta intimidatoria. L’incontro tra la poetessa e Dino, convinto della veridicità dell’accaduto poiché era inconsapevole delle ossessioni di Amelia, continuò in un clima surreale di simpatia, tra pasticcini per il tè e cordiali conversazioni.
È lecito domandarsi, tutt’ora, quale sia la destinazione ultima del poeta, così come ha fatto Enzo Siciliano su Nuovi Argomenti a proposito dell’inserto di fotografie di Dino: “Si possono dunque fotografare, i poeti, lasciano almeno la traccia di una sagoma sulla carta sensibile, prima di svanire o di mutare pelle? E resta l’alone della poesia, attorno a quelle sagome?”.
Se l’evanescenza del corpo, della voce, della gestualità e della posa del poeta sono simboli dell’ombra di quella “poesia non poesia” (Alfonso Berardinelli) che terrorizza autori, lettori e critici contemporanei, la memoria dello sguardo del poeta è la postura etica ed estetica di un atto poietico inestinguibile.
Il fotografo
Dino Ignani è nato e vive a Roma. Da oltre quaranta anni si occupa di fotografia. Predilige lavorare su progetti che sviluppa e porta a termine nel corso di uno o più anni. Ha esposto in mostre personali a Roma, Genova, Torino (Salone del Libro), Milano, Bari, Cagliari, Messina, Rieti, Stoccolma (Istituto Italiano di Cultura), Atene, Rimini, Bologna, Firenze (Gabinetto Vieusseux), Trieste, Copenaghen (Istituto Italiano di Cultura), Noto (SR), Ancona, Spilimbergo, Napoli; ha partecipato a tre edizioni del Festival Internazionale di Fotografia di Roma.
Sue fotografie sono state usate per copertine di libri da Mondadori, Garzanti, Neri Pozza, Giunti, Ponte alle Grazie, Penguin Books, Marsilio, Giulio Perrone, Editori Riuniti, De Luca, e altri.
Una selezione del progetto “Intimi Ritratti” è stata acquisita dal Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. L’intero progetto “Intimi Ritratti” è stato acquisito dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.