ROMA – I militari del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale hanno neutralizzato le attività di una banda di malfattori che, falsificando la firma dell’ex direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, spacciava per autentici 13 dipinti attribuiti ad artisti quali: Pablo Picasso, Juan Mirò, Vasilij Kandinskij, Vincent Willem Van Gogh, Andy Warhol, Francis Bacon.
Le indagini, condotte dai militari del Reparto Operativo – Sezione Falsificazione ed Arte Contemporanea, traggono spunto proprio dalla denuncia del prof. Antonio Paolucci, che aveva segnalato la circolazione di alcune perizie e valutazioni di opere d’arte, recanti gli stemmi dello Stato della Città del Vaticano e la sua firma falsificata.
La truffa, nel caso fosse andata a buon fine, avrebbe portato nelle casse della banda oltre 1 miliardo di euro. I Carabinieri hanno dunque notificato 11 avvisi di conclusione indagini, emessi dalla Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Roma nei confronti di altrettanti indagati, responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei seguenti reati: commercializzazione, circolazione e ricettazione di opere d’arte falsificate, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, ricettazione, truffa, falsificazione di certificati di autenticità, falsità materiale commessa da privati, falsità in testamento olografo, contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione.
Le investigazioni hanno permesso di svelare che questa sofisticata operazione di contraffazione era opera di un’associazione per delinquere, con base operativa nella Capitale, che stava cercando di collocare sul mercato questo pacchetto di dipinti, custoditi in un caveau localizzato nel Principato di Monaco ed impreziositi dalla prestigiosa certificazione del Direttore dei Musei Vaticani, proponendoli, a più riprese, a diversi intermediari attraverso l’interposizione di una società fittizia con base a Cipro.
Partendo dall’analisi dei documenti e delle foto acquisite nel corso della prima fase dell’indagine, i Carabinieri hanno constatato che si trattava di 13 opere, inedite, non catalogate e non sottoposte a vincoli del Ministero dei Beni Culturali, inserite in un atto di successione. L’accertamento sul certificato di successione effettuato dai militari del Reparto Operativo rivelava la falsità dell’atto nella parte relativa alle opere d’arte; contestualmente l’expertise preliminare sulle fotografie delle opere faceva già ipotizzare la loro falsità, circostanza poi confermata dalla relazione del consulente tecnico esperto d’arte nominato dalla Procura redatta dopo aver visionato direttamente le opere.
Un ulteriore aspetto emerso nel corso delle indagini trae spunto dalle dichiarazioni rese agli investigatori da un broker assicurativo che riferiva di una richiesta di copertura assicurativa per una sospetta collezione di opere d’arte, tra le quali rientravano le opere oggetto d’indagine; i successivi approfondimenti hanno aperto le porte a scenari inediti per la criminalità del settore ed hanno consentito di contestare agli indagati, per la prima volta, il reato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita correlato alla presenza di opere d’arte falsificate impiegate in attività economiche o finanziarie.
La banda utilizzava sostanzialmente le opere d’arte quale garanzia per l’apertura di linee di credito presso banche estere, attraverso le quali effettuavano operazioni finanziarie speculative. L’operazione avrebbe così garantito importanti entrate sotto il profilo economico,contenendo i rischi dovuti alla circolazione delle opere e della relativa falsa documentazione di accompagnamento.
Nell’arco di tutta l’indagine sono state poste sotto sequestro complessivamente 62 opere contraffatte, occultate in varie sedi, tra le quali i 13 “capolavori” corredati dalle autentiche falsificate di Paolucci.