Intervista alla Presidente della Fondazione, Maria Teresa Venturini Fendi, al fotografo Luis Alberto Rodriguez e alla set designer Afra Zamara
SPOLETO – I costumi da opere e balletti storici dell’archivio del Festival dei Due Mondi di Spoleto, composto da 3800 pezzi, sono al centro del progetto Legàmi, a cura di Guy Robertson, ospitato all’Ex Battistero della Manna d’Oro a Spoleto fino al 15 settembre 2024. La mostra, frutto della collaborazione tra la Fondazione Carla Fendi, main partner del Festival, e i Mahler & LeWitt Studio, vede protagonisti il fotografo americano di origine dominicana, Luis Alberto Rodriguez e la set designer italiana, Afra Zamara.
I due artisti hanno realizzato all’interno dell’edificio seicentesco un’installazione che, in una continuità tra passato e presente e in dialogo con le opere decorative della chiesa, dà nuova vita ai costumi dell’archivio. In una costante interazione tra performance, danza e fotografia, i costumi, quasi come “surrogati del corpo”, si caricano di nuovi significati enfatizzando le modalità in cui l’abito definisce l’identità.
In questa intervista, Maria Teresa Venturini Fendi, Rodriguez e Zamara condividono le loro visioni e l’ispirazione dietro il progetto Legàmi.


Maria Teresa Venturini Fendi e la collaborazione con Mahler & LeWitt Studios
Come nasce l’idea del progetto Legàmi nel contesto della missione culturale della Fondazione Carla Fendi?
Nasce dall’impegno di Carla Fendi e della Fondazione da lei creata per la promozione dell’arte e della cultura e la passione per Spoleto Festival dei Due Mondi. Il progetto Legàmi ha l’intento di far conoscere l’enorme archivio di oltre 3.800 costumi per le opere e il balletto che il Festival ha conservato dai tempi di Menotti e che recentemente ha egregiamente riorganizzato e catalogato. Esprime anche la volontà di valorizzare questo patrimonio culturale coinvolgendo artisti di talento come il fotografo Luis Alberto Rodriguez e la scenografa Afra Zamara.
In che modo questa mostra riflette la visione e gli obiettivi della Fondazione?
La mostra mette in relazione il mondo della performance e della danza, che appartiene al festival, ma anche al passato di ballerino professionista di Rodriguez, con quello dell’immagine e della moda in cui la Fondazione affonda le sue radici.
A rafforzare questa connessione, o meglio questo “legame”, c’è l’ambientazione nell’antico Battistero della Manna d’Oro, uno spazio molto utilizzato dalla Fondazione per i suoi eventi multimediali creati per il Festival. In questo contesto le immagini di Rodriguez sono come totem animati, entità di culto soprannaturali, arcaiche ma al tempo stesso contemporanee a cui ci si sente indissolubilmente legati.
Quanto sono importanti le collaborazioni interdisciplinari, come quella tra Mahler & LeWitt Studios e la Fondazione Carla Fendi, nell’ambito di eventi culturali come il Festival dei Due Mondi?
La nostra collaborazione con i Mahler & Lewitt Stusios nasce da una comune visione delle cose e da analoghi valori di promozione della creatività e dell’arte. I programmi di residenze multidisciplinari che da anni realizzano a Spoleto per favorire il nascere di nuove generazioni di artisti, musicisti, scrittori, designer è il risultato del loro amore per il territorio e la sua ricchezza culturale.
Per dare un riconoscimento a questa generosità e impegno la Fondazione ha voluto conferire agli Studios il Premio Carla Fendi 2021, un programma triennale di residenze all’interno del quale è stato inserito il progetto Legàmi con Rodriguez e Zamara. Il Festival dei Due Mondi è il contesto ideale per presentare al pubblico i risultati di questa collaborazione.
Luis Alberto Rodriguez, la formazione da ballerino a supporto della fotografia

Quali sono state le sfide (artistiche e tecniche) che ha dovuto affrontare nel trasformare e dare una nuova vita ai costumi storici dell’archivio del Festival dei Due Mondi per il progetto Legàmi?
La prima sfida da affrontare è stata la vastità dell’archivio. C’era così tanta storia tra le mura di quello spazio che mi sono sentito quasi sopraffatto cercando di immaginare che cosa creare e in che modo avrei potuto far rivivere questi costumi.
Quanto la sua formazione come ballerino ha influenzato il modo di rappresentare il movimento e il corpo in questo lavoro e più in generale in quello fotografico?
Ovunque vada è qualcosa che mi porto dietro. Sarebbe davvero difficile per me separarmi da una storia personale che mi ha formato e guidato durante tutta la mia vita, la vita da danzatore. Ora uso la mia conoscenza approfondita del corpo per dirigere la fisicità dei miei soggetti.
Quali emozioni o riflessioni intende stimolare nello spettatore Legàmi?
Mi piace lasciare spazio a chi guarda in modo che la sua immaginazione lo guidi in questa esperienza con l’immagine.
In che modo siete riusciti a creare un dialogo con le opere all’interno di questa location storica come l’Ex Chiesa di Santa Maria della Manna d’Oro?
Era importante per me che le foto non venissero messe in secondo piano rispetto alle opere presenti nel Battistero. Abbiamo attentamente valutato le dimensioni delle immagini e l’illuminazione dello spazio. Siamo riusciti a creare un’ambientazione che penso rispetti la chiesa senza annullarla, rendendola un contenitore coerente con Legàmi.
Afra Zamara, la sostenibilità alla base del progetto
Quali aspetti della sua esperienza come set designer hanno favorito la collaborazione con Luis Alberto Rodriguez nel progetto spoletino “Legàmi”?
Penso che la chiave di un set designer sia quella di riuscire a cogliere la sensibilità di un fotografo attraverso la rappresentazione di uno spazio e degli elementi che vi sono in esso. La materia di costruzione visiva in quest’occasione sono stati proprio i costumi che noi volevamo rivedere in una chiave più astratta in cui il movimento e l’associazione di diversi tessuti e lavorazioni potessero alludere alla presenza di un soggetto in movimento, i cosí descritti totem.
Questa realizzazione mirava a coniugare le nostre due espressioni artistiche, la scultura e la creazione di scenografie in relazione con il movimento il tutto colto nella fotografia. Il mio coinvolgimento é stato creare gli abbinamenti dei costumi ed individuare in quale spazio potevano ri-esistere.
È stato un grandissimo privilegio essere nel magazzino degli archivi dove non solo ci sono i costumi ma anche tutte le attrezzature di scena ed i materiali scenografici. Portrare in vita l’archivio in questo ambiente rispecchiava l’intento di rendere visibile quello che di solito é dietro le quinte. Collaborando con Luis già da un paio di anni, questo progetto é stato la naturale evoluzione di un linguaggio che stiamo esplorando assieme nel mondo della moda.


Qual è stato il criterio di selezione dei costumi storici per creare le scenografie di questa mostra?
Per quanto riguarda il criterio di selezione dei costumi, il nostro approccio é stato molto intuitivo e spontaneo. Volevamo omaggiare tutto l’archivio senza limitarci a dei periodi storici specifici ma in realtà fare l’opposto, portando in vita costumi di diverse opere e periodi accomunati da un unità visiva. La bellezza dei costumi é diventata materia prima per ricreare questa rivisitazione in movimento, delineata da tecniche di lavorazione e abbinamenti di colore.
Il concetto di sostenibilità (fondamentale nel suo lavoro) ha influenzato in qualche modo l’approccio creativo nella realizzazione del progetto?
Assolutamente si. Il nostro scopo era proprio quello di utilizzare esclusivamente materiali già esistenti nel magazzino con l’intento di voler omaggiare proprio la struttura portante del festival: il retro delle quinte. Allontanandoci dall’idea di introdurre degli elementi come fondali o costruendo un ambiente nuovo, la nostra visione era proprio quella di riproporre e presentare lo stesso spazio in qui alloggia l’archivio. Il concetto di sostenibilità in questo senso può forse esser visto nell’intento di mantenere l’autenticità dello spazio, con un approccio “semi- documentaristico” degli ambienti.
Vademecum
Luis Alberto Rodriguez, con Afra Zamara Legàmi
Studi nell’archivio dei costumi di Spoleto Festival dei Due Mondi
29 giugno – 15 settembre,
Ex Battistero della Manna d’Oro, Piazza Duomo, Spoleto
Opening: 29.06, 11.00-19.00
29 giugno – 14 luglio
Lunedì – Domenica 11.00-19.00
(l’orario di chiusura può variare in base agli eventi del Festival)
15 luglio- 15 settembre
Venerdì – Domenica 11.00-19.00
(12-18 agosto aperto dal lunedì alla domenica)