ROMA – L’architetto cinese Liu Jiakun, fondatore dello studio Jiakun Architects, ha ricevuto il Pritzker Architecture Prize 2025, il riconoscimento più prestigioso del settore. La giuria, presieduta dall’architetto cileno Alejandro Aravena, ha premiato la sua capacità di armonizzare elementi tradizionali cinesi con il linguaggio del design contemporaneo, ponendo al centro il valore dell’equità sociale nell’ambiente costruito.
Un percorso non convenzionale
Nato a Chengdu nel 1956, Liu Jiakun ha seguito un cammino atipico per diventare architetto. Dopo la laurea in ingegneria architettonica all’Università di Chongqing nel 1982, ha inizialmente partecipato alla ricostruzione della Cina post-rivoluzione, trascorrendo anche un periodo in Tibet. Il 1993 segna un punto di svolta nella sua carriera: ispirato da una mostra del compagno di studi Tang Hua, decide di dedicarsi all’architettura con una nuova prospettiva, ponendo l’accento sull’interazione tra design, contesto e comunità. Fondato nel 1999, il suo studio ha sviluppato un linguaggio architettonico radicato nel territorio, ma aperto all’innovazione.
Architettura come espressione sociale
La filosofia di Liu Jiakun si basa su strategie adattive che rispondono al contesto, ai materiali e alle esigenze sociali, piuttosto che a uno stile rigido e ripetitivo. I suoi progetti sono caratterizzati dall’uso di materiali grezzi e da un approccio che accoglie le imperfezioni, valorizzando la memoria del luogo e l’artigianato locale. Il suo obiettivo è creare spazi in cui collettività e individualità coesistano in modo armonioso, favorendo l’interazione e l’empatia.

Un esempio significativo di questo approccio è lo Xicun Compound di Chengdu (2015), un complesso a uso misto che sfida il tradizionale modello dei grattacieli, privilegiando una struttura fluida e interconnessa. Qui, gli spazi pubblici e privati dialogano senza confini rigidi, offrendo una nuova prospettiva sulla vivibilità urbana. La sua visione urbanistica supera la zonizzazione classica, promuovendo ambienti integrati in cui residenze, aree commerciali e spazi pubblici coesistono organicamente.
Tra memoria culturale e innovazione
Liu Jiakun trae ispirazione dall’architettura tradizionale cinese senza cadere nella nostalgia. Il Suzhou Imperial Kiln Gold Brick Museum (2016) ne reinterpreta le qualità spaziali con materiali contemporanei, creando un senso di apertura e continuità storica. Il Luyeyuan Stone Sculpture Art Museum (2002) fonde il concetto di giardino tradizionale con il design museale moderno, integrando cortili e percorsi che favoriscono il dialogo tra architettura e natura.
Ricostruzione e resilienza
Dopo il terremoto del Sichuan nel 2008, Liu Jiakun ha sviluppato i “mattoni della rinascita”, un metodo per riciclare le macerie in materiali da costruzione. Il Memoriale di Hu Huishan (2009), dedicato a una ragazza di 15 anni scomparsa nel sisma, rappresenta una delle applicazioni più emblematiche di questa tecnica, trasformando la tragedia in memoria collettiva. Questa sperimentazione si è poi estesa a progetti come il Novartis Shanghai Campus e lo Shui Jing Fang Museum, consolidando il suo impegno verso un’architettura che incorpora il passato nel presente.
“L’architettura dovrebbe rivelare qualcosa, astrarre e distillare le qualità intrinseche delle popolazioni locali”, ha dichiarato Liu Jiakun. Paragonando il suo lavoro all’acqua, che si adatta al luogo senza una forma fissa, l’architetto sottolinea l’importanza di una progettazione che non impone, ma si modella sulle realtà locali. Con questo spirito, la sua opera continua a ridefinire il rapporto tra architettura, comunità e memoria, offrendo un’alternativa sensibile e radicata, che privilegia le persone rispetto ai veicoli, l’interazione rispetto all’isolamento e gli spazi condivisi rispetto alla divisione.