BOLOGNA – Cinquant’anni fa, Bologna provava a immaginare un museo capace di dialogare con il proprio tempo. Quarant’anni fa, si impegnava a restituire al pubblico le tracce della sua eredità medievale. Nel 2025, la città celebra i percorsi paralleli del MAMbo – Museo d’Arte Moderna e del Museo Civico Medievale, due istituzioni nate da esigenze diverse ma unite dalla stessa tensione a ripensare il patrimonio culturale.
Giovedì 1° maggio e lunedì 5 maggio sono le date scelte per riaprire simbolicamente quelle storie al pubblico: due giornate di apertura gratuita alle collezioni e alle mostre temporanee, tra memoria, nuove esposizioni e percorsi di rilettura del passato.
Un museo “oggi”: il MAMbo guarda alle sue origini
Non c’è il MAMbo senza la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, e non c’è la GAM senza il clima di sperimentazione che negli anni ’60 e ’70 aveva preparato il terreno alla sua nascita. Aperta il 1° maggio 1975 negli spazi progettati da Leone Pancaldi in Piazza della Costituzione, la Galleria d’Arte Moderna nasceva già come risposta a un’idea di museo dinamico, capace di alternare la rilettura storica e la ricerca contemporanea.
A cinquant’anni dall’inaugurazione, il MAMbo propone un ritorno alle proprie radici con la mostra Antonio Masotti. Nascita di un museo, curata da Uliana Zanetti: una selezione di scatti che documentano l’inventariazione e l’allestimento delle prime mostre, rivelando il dietro le quinte di una stagione inaugurale in cui l’arte contemporanea incontrava nuove forme di mediazione culturale.


Ironia e movimento: il MAMbo apre le sue sale
Accanto all’omaggio fotografico di Masotti, il MAMbo offrirà il 1° maggio la possibilità di visitare gratuitamente anche due mostre temporanee che ampliano il discorso sull’arte italiana tra XX e XXI secolo.
Facile ironia, curata da Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, esplora il ruolo dell’ironia come dispositivo critico nella pratica artistica, mettendo a confronto oltre settanta artisti attraverso più di cento opere e documenti d’archivio.
Valeria Magli. MORBID, curata da Caterina Molteni, ricostruisce invece l’opera di una coreografa e performer che ha saputo esplorare il confine tra gesto corporeo, parola e immaginario poetico, anticipando molte delle sperimentazioni contemporanee.
Non mancheranno momenti di partecipazione attiva: dalle 15.00 alle 18.00 il laboratorio Ridiamoci su! inviterà il pubblico di ogni età a rileggere con leggerezza la collezione permanente, creando meme ispirati alle opere esposte e all’opera The Great Wall of Memes di Valentina Tanni.
Il Museo Civico Medievale: quarant’anni e un nuovo percorso
Cinque giorni dopo, il 5 maggio, sarà il turno del Museo Civico Medievale, che celebra quarant’anni di attività nella sede quattrocentesca di Palazzo Ghisilardi.
Nato dalla necessità di liberare gli spazi del Museo Archeologico e valorizzare le raccolte medievali e rinascimentali in un contesto autonomo, il museo si è affermato come uno dei luoghi chiave per comprendere la cultura storica bolognese. Un allestimento pensato da Cesare Mari ha dato forma a un percorso che ancora oggi intreccia le testimonianze civili del Medioevo e l’arte collezionata dell’età moderna.
Per celebrare l’anniversario, il museo inaugura una nuova sezione dedicata alle ceramiche rinascimentali nella sala 24 del primo piano. Un ampliamento importante, che restituisce al pubblico alcuni capolavori della produzione ceramica italiana – da Faenza a Urbino, da Casteldurante fino agli straordinari lustri ispano-moreschi di Manises – testimoniando una delle tradizioni più raffinate della storia artistica europea.
L’inaugurazione ufficiale della nuova sala è prevista alle ore 17.30.
Prospettive d’Oriente: la donazione Norman Jones
A incrociare idealmente la celebrazione dei quarant’anni, resta aperta fino al 5 maggio anche la mostra Prospettive d’Oriente. La donazione Norman Jones, allestita nel Lapidario del museo.
Si tratta della prima presentazione pubblica della straordinaria raccolta donata al Comune di Bologna dalla figlia di Norman Jones, collezionista inglese appassionato di arte orientale.
Il percorso espositivo, curato da Mark Gregory D’Apuzzo, Giovanni Gamberi, Massimo Medica e Luca Villa, presenta quarantasette opere tra miniature indo-islamiche, xilografie giapponesi, sculture e oggetti provenienti dall’Estremo Oriente e dal continente africano, offrendo nuove chiavi di lettura sulle relazioni tra il collezionismo europeo e le arti extraeuropee.
Chi visita oggi il MAMbo o il Museo Civico Medievale attraversa non solo le opere, ma anche le tracce dei molti modi in cui Bologna ha pensato e ripensato il proprio patrimonio. Due anniversari, due storie che restano aperte.
Vademecum
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
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