Dopo l’euforia del 2022, il sistema dell’arte globale archivia il secondo anno consecutivo di calo: -26,2% di fatturato nel 2024. Ma non è solo una questione di numeri.
A un primo sguardo, il mercato dell’arte sembra attraversare una fase di fisiologica decelerazione. Dopo i record del 2022, la macchina si è rallentata: meno vendite, meno opere di pregio in circolazione, maggiore cautela da parte di venditori e acquirenti. Ma il report annuale Il mercato dell’arte e dei beni da collezione 2025 di Deloitte, presentato a Milano, racconta una storia più complessa. Una trasformazione profonda è in corso, e le sue radici affondano ben oltre i grafici economici.
I numeri: crollano pittura e passion asset, si salva solo il design
Nel 2024 il fatturato globale dell’arte e dei beni da collezione ha segnato una flessione del -26,2% rispetto al 2023. La pittura, che rappresenta circa il 70% del mercato, ha perso il -25,6%. Ancora più netta la contrazione dei passion asset
che comprende gioielli e orologi, antichità, arredi e design, vini e liquori e fotografie, scesi a 2,1 miliardi di dollari (-22,3%). Un’eccezione sorprendente arriva però dal settore del design da collezione, che registra un +20,5% nel fatturato e un +103,1% nell’indice generale, spinto dalla domanda delle nuove generazioni e da prezzi più accessibili.
Un nuovo collezionista si affaccia sul mercato: Gen Z e Millennial
Oltre il 30% dei nuovi acquirenti nel 2024 rientra nella fascia tra i 20 e i 40 anni. È una generazione diversa: digitalizzata, sensibile alle tematiche ambientali e sociali, meno legata al concetto di patrimonio stabile e più orientata al consumo esperienziale. I giovani collezionano opere contemporanee, oggetti di design e beni di lusso, ma con budget mediamente più contenuti. La figura del collezionista come investitore d’élite viene ridisegnata in favore di una dimensione più fluida e trasversale.
L’arte entra nell’era dell’intelligenza artificiale
Uno dei segnali più emblematici di questa trasformazione è l’ingresso ufficiale dell’intelligenza artificiale nel mercato dell’arte: nel 2024 un’opera firmata dal robot umanoide Ai-Da è stata battuta da Sotheby’s per 1,1 milioni di dollari. Un evento simbolico, che pone nuove domande sulla natura dell’autorialità, sul ruolo dell’artista e sul rischio di una standardizzazione creativa. Ma allo stesso tempo segna l’inizio di un nuovo capitolo, in cui la tecnologia non è più solo un mezzo, ma parte attiva del processo artistico.
Polarizzazioni geografiche e nuove strategie fiscali
New York mantiene la leadership globale, ma Parigi guadagna terreno su Londra grazie a politiche fiscali vantaggiose. In Medio Oriente, Christie’s prepara l’apertura a Riyadh mentre Sotheby’s ha già puntato sulla storica Diriyah. L’Asia, frenata dalle incertezze cinesi, guarda a Corea del Sud, Taiwan e Giappone come nuovi poli emergenti. Sullo sfondo, il ritorno di Trump in USA potrebbe rilanciare il mercato americano tra benefici fiscali e nuovi dazi.
Top lot: René Magritte firma il record surrealista
In un anno segnato dalla cautela, spicca tuttavia un risultato clamoroso: “L’empire des lumières” di René Magritte, battuta da Christie’s per 121,2 milioni di dollari, è diventata l’opera surrealista più costosa mai venduta all’asta, superando il precedente primato dello stesso artista nel 2022. A un secolo dalla pubblicazione del Manifesto del Surrealismo, la vendita segna un momento simbolico per il movimento e conferma il valore storico e collezionistico del maestro belga.
Il collezionismo tra sport, antiquariato e fotografia
Nel segmento dei passion asset, i memorabilia sportivi diventano protagonisti: la maglia di Babe Ruth è stata venduta per oltre 24 milioni di dollari, mentre un paio di scarpe indossate da Michael Jordan ha raggiunto gli 8 milioni. In controtendenza, il mercato dell’antiquariato cresce (+7,5%), segno che il fascino del tempo continua a esercitare la sua attrazione. Meno brillanti le performance della fotografia (-20,9%), che resta un mercato di nicchia ma con segnali positivi nelle vendite “live”.