Tra archivi, invenzioni e memoria viva: il museo celebra mezzo secolo di apertura alla città
Quando nel 1975 le porte di Palazzo Pesaro Orfei si aprirono al pubblico come Museo Fortuny, Venezia accolse non solo un nuovo spazio espositivo, ma un’idea di museo radicalmente diversa: un luogo nato da una esperienza intima e operativa, in cui abitazione, atelier e pensiero si fondevano. Mariano Fortuny y Madrazo, artista e inventore spagnolo, aveva fatto di queste stanze un laboratorio di sperimentazione totale. Con lui, Henriette Nigrin, compagna, ispiratrice e vera protagonista dell’impresa artistica e imprenditoriale, contribuì in modo decisivo alla nascita di una visione del “fare arte” che oggi potremmo definire transdisciplinare.
Un anniversario che apre le porte
Martedì 10 giugno 2025, in occasione del cinquantesimo anniversario, il museo ha previsto una giornata di apertura straordinaria a ingresso gratuito, con un programma ricco di proiezioni, documenti inediti, musica dal vivo e installazioni temporanee. Un momento di riappropriazione collettiva di un luogo che continua a cambiare forma pur restando fedele alla sua essenza originaria: un centro di produzione culturale, vivo e in divenire.
Il contributo di Henriette Nigrin
A sessant’anni dalla sua scomparsa, la figura di Henriette Nigrin viene finalmente restituita nella sua piena centralità. Oltre a partecipare all’ideazione del celebre abito Delphos, fu responsabile della gestione della fabbrica, del personale, della rete di vendita. Una manager ante litteram, custode e coautrice di quella sintesi tra arte e industria che ha reso celebre il nome Fortuny nel mondo. La sua eredità sarà al centro di un ciclo di conferenze previste da autunno 2025 a primavera 2026, dal titolo Eternità e impermanenza. Segno, traccia e archetipo nell’opera di Mariano e Henriette Fortuny.
Il cinema privato dei Fortuny
Fulcro della giornata celebrativa è la presentazione di una selezione di filmati Pathé Baby girati da Mariano e Henriette, restaurati digitalmente dall’Università di Udine e dall’Archivio RI-PRESE. Documenti sorprendenti che attraversano viaggi e osservazioni visive tra gli anni Venti e Trenta: dalle danze cambogiane alle architetture islamiche, dalle ricerche botaniche ai ritratti di Sarah Bernhardt e Loïe Fuller, fino ai primi cartoni animati con Felix the Cat. I film, proiettati in loop nelle sale, vengono accompagnati da improvvisazioni musicali dal vivo nel campo antistante il museo.
Oggetti rari e ritorni inediti
Per l’occasione, le sale del primo e secondo piano sono state arricchite di materiali d’archivio mai esposti prima: registri di vendita, disegni preparatori, velluti e sete stampate, materiali promozionali, campionari e katagami giapponesi, oltre a manufatti recentemente acquisiti e tornati per la prima volta nel luogo dove furono creati. Tra le opere, incisioni di Goya, Rembrandt, Tiepolo, Canaletto. Una mappatura visiva che restituisce il lessico formale di Fortuny, sospeso tra suggestioni gotiche, islamiche, rinascimentali, arte giapponese e Art déco.
Moda e brevetti: l’invenzione del made in Italy
Tra i materiali più significativi esposti per questa giornata, cinque copie anastatiche dei brevetti registrati da Mariano Fortuny, tra cui quello dell’iconico abito Delphos. È qui che compare, con decenni di anticipo, la dicitura “made in Italy”, usata per designare un abito senza taglia, senza tempo, capace di adattarsi al corpo e alla sua libertà. Indossato da Geraldine Chaplin, Barbra Streisand, protagonista in The Wings of the Dove e in Downton Abbey, il Delphos è testimonianza viva di un’intelligenza creativa che concepiva la moda come espressione di libertà e invenzione tecnica.
Una lunga storia di trasformazioni
Il Museo Fortuny è stato negli anni casa, fabbrica, laboratorio, università, centro di documentazione e spazio espositivo. Dopo la morte di Mariano (1949) e la donazione al Comune di Venezia da parte di Henriette (1956), l’edificio ospitò, dal 1969, l’Università Internazionale dell’Arte. Nel 1979 divenne un centro d’eccellenza per la fotografia con Venezia ’79 la fotografia. Negli anni Novanta entra nel circuito dei Musei Civici di Venezia, ospitando mostre memorabili come Watching Water di Peter Greenaway, e dal 2007 diventa sede di appuntamenti espositivi legati alla Biennale di Venezia (Artempo, Infinitum, Tra, Tàpies).
Una visione ancora in divenire
Dal 2019, il museo è stato oggetto di importanti restauri dopo i danni dell’acqua alta. Con la riapertura permanente nel 2022, la Fondazione Musei Civici ha riaffermato l’impegno a fare del Museo Fortuny un presidio culturale stabile, aperto alla città e al mondo. Il ciclo Fortuny e il suo tempo / Il nostro tempo intende attivare nuove connessioni tra il pensiero fortunyano e le urgenze dell’oggi, in un dialogo aperto tra arti visive, design, moda e nuove tecnologie.