MILANO – Un’importante opera attribuita alla cerchia di Leonardo da Vinci, il San Giovanni Battista, è stata al centro di una campagna di studi promossa da Banca Patrimoni Sella & C. in collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Grazie a tecnologie diagnostiche di ultima generazione, il dipinto ha rivelato dettagli inediti sulla sua tecnica esecutiva, sui materiali impiegati e sullo stato di conservazione, aprendo nuove prospettive di studio.
Una campagna di indagini innovative
La tavola, custodita nell’Aula Leonardi della Pinacoteca Ambrosiana, è stata sottoposta a un’analisi non invasiva che ha impiegato strumenti all’avanguardia come fluorescenza ultravioletta (UV), riflettografia infrarossa (IR), radiografia digitale (RX) e macrofotografia. Questo approccio ha consentito di indagare l’opera senza necessità di movimentarla, garantendo la massima sicurezza per il dipinto.
I risultati hanno svelato la presenza di materiali preziosi, tra cui un fondo realizzato con lapislazzuli, un pigmento estremamente raro e costoso nel Rinascimento. Questa scoperta conferma il valore eccezionale del dipinto e suggerisce un legame con una committenza d’élite.
Il confronto con il Cristo Redentore
Per ampliare il contesto delle analisi, il team di studiosi ha esaminato un’altra importante opera della Pinacoteca: la Testa di Cristo Redentore. Quest’opera, un olio su tavola acquistato all’asta da Sotheby’s dal collezionista e imprenditore Bernardo Caprotti e successivamente donata alla Pinacoteca, reca la firma “Salai,” attribuzione tradizionalmente legata a Gian Giacomo Caprotti, detto “il Salaino,” allievo di Leonardo.
Tuttavia, mentre in passato anche il San Giovanni Battista era associato al Salaino, la critica attuale preferisce una lettura più cauta, indicando entrambe le opere come lavori di un anonimo pittore leonardesco attivo nel primo quarto del Cinquecento, senza tuttavia chiudere la porta a ulteriori ipotesi.
Un progetto multidisciplinare e collaborativo
Il progetto ha coinvolto una squadra di esperti, tra cui storici dell’arte, diagnostici e restauratori. Tra i nomi figurano Edoardo Villata, Thierry Radelet, e i professionisti della Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C. Il lavoro si è articolato in fasi successive, dalla revisione degli studi precedenti all’interpretazione critica dei nuovi dati, dimostrando come la tecnologia possa aprire nuove vie nello studio della storia dell’arte.
La collaborazione tra Banca Patrimoni Sella & C. e la Veneranda Biblioteca Ambrosiana rappresenta un esempio virtuoso di mecenatismo culturale. “La cultura è una chiave fondamentale per lo sviluppo delle comunità,” ha dichiarato Daniela Magnetti, Direttrice Artistica di Banca Patrimoni Sella & C. Mons.
Marco Navoni, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, ha sottolineato come iniziative di questo tipo siano fondamentali per la promozione del patrimonio culturale e per il progresso della ricerca.
Il volume per la comunità scientifica e il pubblico
I risultati delle indagini sono stati raccolti in un volume che unisce saggi accademici e immagini diagnostiche. Il libro, destinato sia alla comunità scientifica sia al pubblico di appassionati, sarà distribuito alle principali biblioteche d’arte nazionali e internazionali, contribuendo a diffondere il valore del progetto e le scoperte che ne sono derivate.