NAPOLI – Il MANN, Museo Archeologico di Napoli e la Procura di Napoli hanno siglato un accordo per “liberare” dai sigilli le centinaia di opere d’arte e i reperti sequestrati nella lotta al traffico illecito che giacciono nei depositi e restituirli allo studio e alla fruizione pubblica. Si tratta di un progetto pilota che vede il supporto dell’Università degli studi di Napoli Federico II. In particolare, l’Università Federico II è impegnata sul progetto da circa un anno con l’Area di ricerca di “Diritto europeo e circolazione internazionale dei beni culturali” nell’ambito delle attività del Laboratorio su Management, Diritto, Educational nel Cultural Heritage delcentro interdipartimentale L.U.P.T. con la dott. Daniela Savy (responsabile dell’area di ricerca) e le dott.sse Ivana Gallo e Maria Giada Barrella. In sinergia con Maria Lucia Giacco, responsabile Ufficio Mostre e con la Direzione del Mann, l’attività di ricerca e studio riguarda il riordino, la catalogazione digitale e la creazione di un database. I fascicoli esaminati sono infatti corrispondenti ad un elevato numero di opere presenti nei depositi del MANN, trafugate e oggetto di recupero da parte di procure presso i tribunali Campani con l’ausilio prezioso del Nucleo tutela Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale.
Firmato al Museo dalla procuratrice Rosa Volpe per la Procura napoletana, con Pierpaolo Filippelli procuratore aggiunto (coordinatore del gruppo tutela beni culturali) e il sostituto procuratore Vincenzo Piscitelli, e dal direttore del MANN Paolo Giulierini, l’accordo per la valorizzazione di questo ‘patrimonio nascosto’ ha formalizzato ‘buone prassi’ già in essere da un anno tra le Istituzioni con l’avviato monitoraggio di 279 fascicoli riguardanti beni affidati in custodia al Mann dal 1969 al 2017. E i primi frutti del complesso lavoro di identificazione e recupero potrebbero portare a breve un nucleo iniziale di queste opere (Anfore, monete, anelli ma anche epigrafi, statue, quasi tutte di età romana) sotto gli occhi del pubblico.
La riflessione di partenza del nostro progetto – spiega Paolo Giulierini, Direttore del Mann – è che i musei nazionali custodiscono “legalmente’” reperti d’arte che vi sono confluiti, nel tempo, a seguito di vicende storiche a dir poco “traumatiche”, ben al di là del diritto e dell’etica. Si pensi alle opere greche trafugate da Roma, quando divenne padrona del Mediterraneo. Oppure ai manufatti provenienti da terre lontane, come l’Egitto, a seguito di acquisti non chiari, spedizioni militari con addentellate e ricerche scientifiche. Per non parlare infine delle raccolte derivate da episodi di colonialismo o imperialismo. Deve essere chiaro – evidenzia Giulierini – che il bello non coincide necessariamente con il buono e che spesso l’arte è la sirena che addolcisce ed edulcora i peggiori istinti o episodi, trasformandoli quasi in miti.
Se accettiamo questo assunto l’imponente lavoro avviato con la Procura e l’Università Federico II per censire i molti fascicoli relativi ad oggetti archeologici sequestrati tra gli anni Sessanta e i nostri giorni, non è semplicemente un’operazione di natura amministrativa tesa al riordino di una parte di patrimonio. Si tratta di un ingresso della coscienza critica e storica in un fenomeno vecchio quanto l’uomo, quello del trafugamento di opere d’arte, della falsificazione.
Il progetto speciale restituirà un patrimonio di prim’ordine alla comunità civile e agli studiosi, permettendo di realizzare mostre, esposizioni permanenti per “Musei della legalità” come quello proposto dal Comune di Aversa, pubblicazioni specialistiche.
Credo però – continua il direttore – che la novità assoluta potrà giungere dalla spiegazione del “perchè” si sono verificati tali episodi, dell’esemplificazione delle gerarchie di tutti quegli anelli della catena che vedono operare gli umili, solitamente i bracci operativi, e i potenti, quali porto di arrivo della merce. Magari con la compiacenza di alcune case d’asta o musei. Di tanti soggetti che sono intoccabili. Se spiegheremo che chi sottrae illegalmente oggetti mina la nostra storia e la nostra identità, mettendo in pericolo tanti posti di lavoro di giovani appassionati allora avremo già fatto molto. Per citare un celebre aforisma del baseball Americano: “non è finita fino a che non è finita. Qualsiasi azione che non arrivi alla restituzione finale del bene per il pubblico esprime l’idea di una Stato disarmato. La nostra partita non è ancora finita e noi quella meta la vogliamo raggiungere: per i giovani, per chi crede nella giustizia ed anche per uno solo che possa redimersi – conclude Giulierini.