ANCONA – Grazie a una campagna di scavo condotta dall’Università di Bologna, è stata scoperta una nuova tomba principesca a Corinaldo, in provincia di Ancona. Risalente al VII secolo a.C. è un vero e proprio scrigno con oltre 150 preziosi oggetti che svelano i segreti della cultura picena.
Un banchetto per l’eternità
La tomba, una fossa quadrangolare di notevoli dimensioni, custodisce un tesoro archeologico di inestimabile valore, tra cui un carro a due ruote e un raffinato set di manufatti in bronzo, che testimoniano l’elevato status del defunto.
“L’insieme dei reperti rimanda chiaramente a un banchetto funebre”, spiega Federica Boschi, professoressa al Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater e direttrice degli scavi. “L’insieme dei reperti rimanda chiaramente alla sfera del banchetto, con fascio di spiedi e ascia in ferro per il trattamento delle carni e cospicuo vasellame per contenere e servire cibi e bevande, e tratteggia il personaggio celebrato come una figura di altissimo livello”.
Legami con il mondo etrusco
La presenza di oggetti di origine etrusca tra i reperti sottolinea gli intensi scambi commerciali e culturali tra le due civiltà nel VII secolo a.C. Il ritrovamento conferma, dunque, l’importanza delle rotte commerciali che attraversavano la regione e le relazioni che legavano le diverse comunità dell’Italia antica.
Un progetto di grande respiro
La scoperta si inserisce all’interno del Progetto ArcheoNevola, avviato nel 2018 con l’obiettivo di esplorare un’area ricca di storia e di potenziale archeologico. Grazie a tecniche non invasive come la geofisica e la fotografia aerea, gli archeologi hanno potuto mappare l’estensione della necropoli e pianificare con precisione le campagne di scavo.
Un luogo di memoria
La necropoli di Corinaldo è un vero e proprio libro aperto sulla storia dell’antica Piceno. “Le indagini condotte finora hanno delineato la presenza di un’estesa necropoli databile dal VII secolo a.C., poi rioccupata in età romana fino a tutto il III secolo d.C.: il nucleo funerario più antico è legato alla fase di apogeo della cultura picena, alla metà del VII secolo a.C., con monumenti funerari delimitati da grandi fossati anulari“, dice ancora Boschi. “A partire dal I-II secolo d.C. si sviluppa un vasto sepolcreto di età romana sulle propaggini del primo impianto monumentale: una continuità che definisce l’area come un luogo carico di memoria e di significati“.
Un’opportunità per studenti e ricercatori
Gli scavi di Corinaldo rappresentano un’importante opportunità per gli studenti di archeologia dell’Università di Bologna. Ogni anno, numerosi giovani ricercatori partecipano alle campagne di scavo, acquisendo competenze pratiche e contribuendo attivamente alla ricerca.
Il futuro del progetto
Le ricerche continueranno nei prossimi mesi con l’obiettivo di svelare nuovi segreti nascosti nel sottosuolo di Corinaldo. Sono previste nuove indagini geofisiche, sorvoli con drone e attività di divulgazione per coinvolgere la comunità locale e far conoscere al grande pubblico l’importanza di questo patrimonio archeologico.