ROMA – Buona parte delle opere recuperate dopo il sisma del 24 agosto sono state collocate nell’ex garage del Corpo forestale in un deposito a Cittaducale, a poco meno di 40 chilometri da Amatrice. Ad oggi qui sono ricoverate 1233 opere. Ha spiegato Cristina Collettini della Soprintendenza di Roma, durante la visita del ministro Dario Franceschini: “Dovevamo individuarlo in tempi rapidi lontano dal cratere, ma allo stesso tempo facilmente raggiungibile dai luoghi del sisma. Prima di fare arrivare le opere, i tecnici hanno messo in sicurezza i quasi 800 metri quadrati. Abbiamo fatto tutti gli interventi di adeguamento, come la tenuta all’acqua, le sigillature e la videosorveglianza che conta 16 telecamere tra l’interno e l’esterno. Qui – dice ancora Collettini – c’è un controllo h24 garantito anche da un presidio del Corpo forestale. Ma l’accortezza maggiore è stata riservata alle strutture che contengono le opere: “Sono tubi modulari e scaffalature montati con un sistema di collegamento in grado di resistere alle scosse sismiche”.
Per le 1233 opere, attualmente conservate nel deposito e per le altre che arriveranno in seguito, verrà allestito un laboratorio sul posto, diretto dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr) e dall’Opificio delle Pietre Dure.
Gisella Capponi, direttore Iscr ha dichiarato, sempre durante la visita del ministro Franceschini: “Abbiamo identificato tutte le opere per evitare dispersioni. I Vigili del fuoco e i carabinieri Tutela Patrimonio Culturale le hanno recuperate dai luoghi colpiti dal sisma, mentre noi ci siamo occupati di coprirle e trasportarle in sicurezza, usando tutto quello che potevamo, dai contenitori in legno agli imballi, per essere certi che non subissero ulteriori danni”. “Adesso – ha aggiunto Capponi – una per una le opere devono essere aperte dagli imballaggi per verificare lo stato di conservazione e stabilire gli interventi necessari per non fare progredire i danni. Le tele piegate dovranno essere rimesse in piano e avvolte in rulli di polistirolo, altre dovranno essere liberate dagli strati di polvere provocata dalle macerie e dai detriti, gli affreschi andranno ricomposti. Qui verrà allestito un vero laboratorio, ci alterneremo con l’Opificio e, come è successo a Sassuolo, porteremo anche gli allievi della nostra scuola. Si tratta di un’operazione molto ben strutturata – ha spiegato ancora Capponi- la novità sta nel fatto che potremo chiedere fondi attraverso l’Art bonus per fare gli interventi, in modo tale da poter coinvolgere nel restauro anche soggetti esterni, come ex allievi diplomati e studi privati. Tra le opere ferite, anche un paliotto in cuoio databile intorno al XV secolo. È sicuramente di fattura semplice – dice Capponi- ma è prezioso perché ne sono rimasti pochi”. Sempre tra le opere “ferite” e quindi sulle quali intervenire c’è anche la tela dell’Annunciazione trafitta da una trave durante il sisma.