ROMA – A seguito del terremoto che ha colpito la Croazia alla vigilia di Capodanno, il Mibact ha inviato una missione dei Caschi blu della cultura che avrà il compito di verificare i danni subiti dal patrimonio culturale croato. A renderlo noto è lo stesso Ministero. Dario Franceschini, nel salutare gli esperti in partenza, ha sottolineato ”la necessità che la comunità internazionale e l’Unione europea si dotino al più presto di meccanismi di solidarietà per la protezione del patrimonio culturale individuando, così come già avviene per la protezione civile, meccanismi rapidi e automatici per gli interventi di tutela a seguito di calamità naturale. Anche per i beni culturali – ha concluso il ministro – le prime ore sono fondamentali per salvare opere e luoghi patrimonio dell’umanità”.
Il Team, che opera nell’ambito del programma Unesco “Unite4Heritage”, è composto da due carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale e un esperto restauratore dell’Istituto centrale del restauro del Mibact, che coadiuveranno una squadra croata di esperti e suggerirà soluzioni per mettere in sicurezza i beni e i monumenti danneggiati, grazie all’esperienza maturata nel 2016 nell’Italia centrale e in seguito in altri Paesi, e per pianificare insieme alle autorità croate i successivi interventi.
Il nostro Paese ha acquisito una vasta esperienza nell’ambito della Protezione del Patrimonio Culturale non solo in Italia, in ragione delle molteplici criticità al patrimonio derivanti da eventi calamitosi (terremoti, inondazioni, dissesto idro-geologico) ma, in forza di tale esperienza, anche all’estero.
Più recentemente, il team composto da circa 80 elementi fra militari e civili, ha infatti svolto missioni in Libano (esplosione che ha sconvolto la capitale Beirut in ottobre del 2020), in Albania (in conseguenza degli eventi sismici del terremoto che ha colpito il Paese nel gennaio 2020) e nel 2017 in Messico. Precedenti alla definizione del Team in quanto tale, sono state concluse con successo anche altre missioni a partire dal terremoto in Nepal nel 2015. La Protezione del Patrimonio Culturale è da sempre un aspetto su cui l’Italia ha prestato la massima attenzione. Su di essa ha elaborato una politica volta a portare il tema al centro dell’agenda internazionale: dalla riunione dei Ministri della Cultura dei Paesi partecipanti all’Expo di Milano del 2015, al G7 Cultura di Firenze del 2017 che ha portato alla Risoluzione 2347/17 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la quale si prevede per la prima volta nella storia dell’Organizzazione e in via formale la possibilità di prevedere una componente culturale nelle missioni di pace e di sicurezza internazionali ogni qualvolta si renda necessario.
L’Italia è ora Presidente del G-20 ed in tale veste ha in programma una riunione Ministeriale Cultura focalizzata su tre temi connessi alla protezione del Patrimonio Culturale: i cambiamenti climatici, il traffico illecito e l’educazione e formazione al patrimonio culturale.
La Ministra della cultura croata, Nina Obiljien Koržinek, in una lettera di ringraziamento recapitata al ministro Franceschini, scrive: “La vostra offerta di assisterci in quest’area con conoscenze e capacità di enorme valore è di grande importanza per noi. Il terremoto ha provocato danni ingenti nelle città di Petrinja, Sisak e Glina ed è stato avvertito anche a Zagabria, provocando l’ulteriore deterioramento di monumenti già danneggiati”.
“A tre mesi dall’impiego in Libano e a un anno dall’Albania, la task-force italiana supportata dall’Unesco parte per Zagabria. È una mano tesa ai nostri vicini croati in un momento difficile, un ponte sull’Adriatico che ha le sue basi nella solidarietà, un contributo alla ricostruzione e alla speranza” – ha sottolineato il Comandate Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Roberto Riccardi.
“Questa missione – ha infine aggiunto il dirigente del Servizio Emergenze e ricostruzioni della direzione generale per la sicurezza del patrimonio del Mibact, Paolo Iannelli – è un’ulteriore posso avanti rispetto alle missioni finora realizzate perché interviene in una situazione ancora emergenziale nelle aree maggiormente colpite dal terremoto e ancora soggette a scosse di assestamento”.