L’Accademia di Francia a Roma cambia passo nella gestione della sua eredità storico-artistica. Con l’arrivo di Alessandro Gallicchio alla direzione del Dipartimento di Storia dell’Arte, Villa Medici sembra puntare su una visione più critica e contemporanea, capace di interrogare la complessità dei patrimoni culturali nel mondo globalizzato di oggi
ROMA – Villa Medici ha scelto Alessandro Gallicchio per la direzione del suo Dipartimento di Storia dell’Arte, ma la sua nomina va ben oltre un semplice cambio amministrativo. In gioco c’è l’idea stessa di come guardare al patrimonio artistico in un tempo attraversato da nuove tensioni culturali e politiche.
Classe 1986, con un percorso di formazione tra Firenze, Parigi e Bonn, oggi docente alla Sorbona e membro del centro André-Chastel, Gallicchio si è distinto per un approccio che sfida la tradizione accademica. I suoi studi attraversano i territori più fragili della memoria europea: il nazionalismo, l’antisemitismo, il colonialismo e la monumentalizzazione degli spazi urbani. Il suo lavoro sulle tracce lasciate dal fascismo italiano nei Balcani ha messo a fuoco un tema cruciale ma ancora poco affrontato: come le rovine del potere coloniale continuino a plasmare il paesaggio contemporaneo, anche dopo la fine dei regimi che le hanno generate.
Un nuovo approccio al patrimonio culturale
Per Gallicchio, l’arte è campo di battaglia per la costruzione dell’identità, testimonianza di conflitti mai del tutto sopiti. Le sue ricerche sui “patrimoni dissonanti” — quei resti materiali di un passato problematico — propongono, infatti, una lettura dell’eredità culturale come spazio di tensione.
Negli ultimi anni, il suo sguardo si è rivolto anche alla nuova pittura urbana del Mediterraneo e dei Balcani, esplorando pratiche che raccontano città in bilico tra stratificazioni storiche e derive contemporanee.
A Villa Medici, Gallicchio sarà chiamato a guidare un Dipartimento che, oltre a custodire oltre 5.000 opere e una biblioteca di 38.000 volumi, si occupa della programmazione di mostre, convegni, giornate di studio e della curatela della rivista Studiolo. Ma la sfida sembra andare oltre: ripensare il ruolo stesso delle istituzioni culturali europee, in un’epoca che non consente più di considerare il patrimonio come qualcosa di neutro o indiscutibile.
La sua nomina è stata deliberata da una commissione composta da: Brigitte Marin, Direttrice dell’École française di Roma, Dominique de Font-Réaulx, Chargée de Mission presso la Presidente del Louvre, Antonella Fenech, Direttrice aggiunta del Centre André-Chastel, Sam Stourdzé, direttore, Simon Garcia, segretario generale e Lavinia Triglia, responsabile delle Risorse umane dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.