ROMA – Anty Pansera, storico e critico del design, Compasso d’Oro alla carriera, è l’autrice di un interessante volume dal titolo 494-Bauhaus al femminile.
Si tratta non solo di una ricerca archivistica e di un’analisi storico critica sulle “ragazze” che hanno frequentato e segnato con la loro presenza il Bauhaus, un movimento che in 14 anni di vita ha lasciato un segno indelebile, ma anche di un racconto fondamentale su un tema di scottante attualità come la disparità di genere in campo artistico-creativo.
494 donne e le loro storie personali e artistiche
Pansera ritrae tutte le 494 donne (475 studentesse, 11 docenti, 6 donne intorno a Gropius, 1 manager, 1 fotografa), raccontando le loro – talvolta incredibili – storie personali oltre che artistiche, togliendo le meno note dall’oblio e restituendone biografie partecipate e inedite.
Il volume trasporta il lettore nell’intrigante vita all’interno dell’Accademia, in cui gli studenti e le studentesse convivevano con maestri del calibro di Gropius, van der Rohe, Kandinskij, Klee, mentre il tipo libero era condiviso tra feste, letture, discussioni politiche, storie d’amore, mostre, performances di danza, musica.
A fare da sfondo al racconto è la tragica ascesa del nazismo che portò alla chiusura dell’Accademia, al divieto di pratica per gli artisti, e che costrinse molte delle donne (più del 14% era di origine ebrea) alla fuga e all’esilio, quando non alla morte in campo di concentramento.
Tra le storie anche quella di una misteriosa italiana, Maria Grazia Rizzo, o di Lisbeth Oestreicher, moderna Penelope che riuscirà a salvarsi in campo di concentramento procrastinando il completamento dei capi di maglieria realizzati per l’amante del comandante del campo. O ancora di Edith Suschitzky, che aderisce al partito comunista austriaco iniziando un’attività di agente segreto dell’Unione Sovietica (determinante la sua attività nel reclutamento del cosiddetto “circolo delle spie di Cambridge”) e frequenta il corso di fotografia a Dessau nel 1929-1930.
Ognuna delle storie delle ragazze del Bauhaus, le Bauhausmädels, è caratterizzata dalla determinazione a trovare una propria strada in settori prima non accessibili: tessitura ma anche fotografia, architettura, stampa, legatoria, pittura murale, falegnameria, vetro e/o lavorazione del legno, grafica pubblicitaria. Donne autonome e indipendenti, anche se in molti casi rimaste troppo a lungo nell’ombra, magari di un marito o di un collega più famoso, e ora finalmente riscoperte.
La prefazione del libro è stata affidata a Daria Grimaldi, che chiarisce al meglio il focus dello studio di Pansera, mentre l’infografica, curata da Maria Teresa Chirico, restituisce in maniera chiara ed efficace la portata di questa ricerca.