Il primo aprile 2025 a Brescia apre ufficialmente il MUM, Metro Urban Museum, il primo museo diffuso dedicato alla urban art all’interno di una rete metropolitana. Nessun biglietto, nessuna parete convenzionale, nessun percorso prestabilito: l’arte si distribuisce su 600 metri quadrati di superficie verticale, quattro treni in movimento e oltre 2.000 metri quadrati complessivi, lasciandosi attraversare da cittadini e turisti in un’esperienza estetica quotidiana, immersiva, accessibile.
Nato nel 2023, in occasione del decennale della metropolitana e dell’anno di Brescia-Bergamo Capitale della Cultura, il progetto ha saputo fin da subito distaccarsi dalle operazioni celebrative convenzionali.
Da Luca Font a Joys
“Connessioni” di Luca Font – primo intervento del museo – ha posto le basi per una riflessione sul paesaggio urbano come spazio mentale, evocativo, simbolico. A seguire, J. Demsky ha traslato l’immaginario digitale degli anni ’80 e ’90 sui muri del deposito con Hypr Metrobot™, generando una compressione visiva che sfuma i confini tra analogico e virtuale.
Nel novembre 2024 è toccato a Joys, con YARDA, costruire un dialogo più serrato tra forma, scrittura e architettura, proiettando la tridimensionalità del lettering nello spazio reale. In tutti questi casi, i treni non sono semplici veicoli, ma superfici narrative, opere mobili che amplificano l’interazione tra arte e cittadinanza.
Peeta e “Explicit Dynamics”
L’ultimo tassello – per ora – è quello di Peeta, tra le figure più riconoscibili dell’urban art internazionale, chiamato ad aprire ufficialmente il museo con il progetto Explicit Dynamics. Sulla facciata di uno degli edifici del deposito metro e sull’intero corpo di un treno, Peeta – al secolo Manuel Di Rita – espande il suo vocabolario pittorico in un intervento monumentale che coinvolge sia lo spazio statico dell’architettura, sia quello mobile del trasporto urbano.
Il rosso e il bianco diventano vettori di una tensione geometrica che travolge la superficie, esplodendo in un intreccio visivo che oscilla tra astrazione e illusionismo. Il suo linguaggio, sviluppato a partire dal graffiti writing e consolidato attraverso la pittura e la scultura, si fonda sull’anamorfosi e sulle trasformazioni percettive, mettendo in crisi l’idea stessa di muro come limite.
Il museo come organismo in trasformazione
L’opera di Peeta, oltre a intervenire sugli spazi, li ri-orienta, li mette in movimento, li trasforma in catalizzatori dinamici di visione. Con lui, il Metro Urban Museum conferma la propria natura fluida, anti-istituzionale, fondata su una riconfigurazione del concetto di museo: non più luogo di conservazione, ma piattaforma urbana in continua mutazione, in grado di inglobare la mobilità come dimensione esperienziale e il paesaggio urbano come campo d’azione artistico.
Qui, il treno diventa superficie narrativa; il deposito non è un retro-scena industriale, ma spazio espositivo non convenzionale.
Nel solco tracciato da Font, Demsky, Joys e ora Peeta, Brescia si fa laboratorio di una nuova museografia urbana, dove le forme dell’arte contemporanea abitano i luoghi del quotidiano e riscrivono il rapporto tra arte, pubblico e città.
Vademecum
Il Metro Urban Museum sarà aperto al pubblico da aprile 2025.
Ingresso gratuito.
Visite su prenotazione per gruppi (minimo 15 persone – massimo 50 persone).
Durata della visita 45 minuti circa.
Per info e prenotazioni: comunicazione@bresciamobilita.it